Non è ancora stata archiviata la storia dei migranti recuperati dall'Ong italiana Mediterranea che già un'altra nave corre a recuperarne altri. La Alan Kurdi, della tedesca Sea Eye, che da un paio di giorni si trova di fronte alle coste libiche, ha infatti individuato ieri un gommone con 64 persone a nord di Zuwarah. Ignorando completamente le regole stabilite dal diritto del mare, in zona Sar di competenza libica, l'imbarcazione dell'Organizzazione governativa ha preso a bordo gli immigrati, tra i quali si troverebbero anche 10 donne, 5 bambini e un neonato, per poi dirigersi verso nord, nel chiaro intento di farli sbarcare in Italia, visto che il comandante ha chiesto al nostro Paese un porto al sicuro. Subito dopo è scattato il divieto del Viminale, con il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che mantiene il punto: «Nave battente bandiera tedesca, - ha tuonato il vicepremier - Ong tedesca, armatore tedesco e capitano di Amburgo. È intervenuta in acque libiche e chiede un porto sicuro. Bene, vada ad Amburgo». Le leggi italiane, infatti, sono chiare: i porti restano chiusi a chi non rispetta le regole.
Come era pressoché scontato sono arrivate in aiuto di Sea Eye anche le «colleghe». In testa Mediterranea Saving Human, che ha twittato: «Sono tutti al sicuro sulla nostra nave. Ora Italia e Malta assegnino loro un porto sicuro di sbarco».
A lanciare l'allarme del gommone in presunta difficoltà era stata ieri mattina la piattaforma Alarm Phone, il call center di quel sacerdote eritreo Mussie Zerai, finito sotto indagine per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di Nawal Soufi, ovvero «Lady Sos», il cui nome è apparso più volte nelle registrazioni delle chiamate tra migranti e Italia in mano alle procure siciliane.
Dopo il recupero la Ong tedesca ha postato un video in cui si vedono i migranti gioire.
«Questo caso - ha twittato Alarm Phone - dimostra l'importanza dell'intervento della flotta civile». E la storiella già adottata in passato e smentita più volte dalla Guardia costiera italiana è stata ripetuta anche stavolta: «Abbiamo ricevuto la loro posizione Gps, ma le autorità che abbiamo chiamato risultavano irraggiungibili». Da capire, invece, dove sia finito il gommone con 50 persone di cui Alarm Phone parlava l'altro ieri, puntando il dito contro la comunità internazionale.
Sulla questione la Guardia costiera libica scende sul piede di guerra, pubblicando un comunicato sulla sua pagina Facebook e chiarendo come siano aumentate «in modo preoccupante le aggressioni da parte dei migranti recuperati da navi ufficiali». Spesso tra loro si nasconderebbero, in realtà, gruppi armati.
E lanciano un appello che la dice lunga: «Chiediamo alla comunità internazionale di intervenire per evitare che le Ong vengano a piagnucolare immotivatamente di fronte alla costa libica, anziché contrastare il lavoro contro l'immigrazione fatto dai libici con fatica». Insomma, neanche loro ce la fanno più a veder vanificato il loro impegno.
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