Ora tutto è nelle mani di Mariano Rajoy. Se dopo aver piegato le velleità indipendentiste saprà far rinascere una Catalogna nuovamente autonoma, ma affidata a leader moderati e ragionevoli avrà vinto la partita più difficile del dopo-Franco. Se vorrà stravincere rinunciando a gestire la crisi con il guanto di velluto trascinerà nella polvere non solo il proprio governo, ma l'intera nazione aprendo una crisi pericolosissima anche per il resto del continente europeo. Da qui alle elezioni del 21 dicembre il premier spagnolo farà i conti con cinque pesanti spade di Damocle. Gli basterà farne cadere una sola per trasformare un'indipendenza catalana, al momento puramente virtuale, in una crisi tragicamente reale capace di sconvolgere l'assetto nazionale ed istituzionale.
TRA REPRESSIONE E DIALOGO
In punta di diritto la magistratura può chiedere l'arresto del presidente catalano Carles Puidgemont, del suo vice Oril Junqueras e del presidente del parlamento catalano Carme Forcadell. Assieme a loro potrebbero finir in gattabuia, rischiando 15 anni di detenzione, i 70 membri dell'assemblea responsabili del voto indipendentista. Decapitare il parlamento catalano affidando ai tribunali la soluzione dello scontro politico significherebbe però precludersi ogni futuro dialogo. Con il rischio di dover affrontare situazioni analoghe dopo le elezioni di dicembre. Per questo Rajoy dovrà ispirare un'azione penale e una repressione accompagnate da apertura al dialogo e alla riconciliazione.
IL RISCHIO RADICALIZZAZIONE
Forti di una minoranza assai rumorosa gli indipendentisti sfrattati dalle istituzioni risponderanno con l'occupazione dei luoghi del potere e con una mobilitazione di piazza permanente. Qualsiasi scontro farà il gioco degli elementi più irriducibili e spingerà i catalani rimasti neutrali verso la causa indipendentista. Un referendum segnato da un'affluenza limitata al 42% ha evidenziato la marginalità dell' indipendentismo catalano. Violenze e disordini rischiano oggi di spingere oltre la soglia del 50 per cento le formazioni oltranziste. Facendo il gioco di quella sinistra vetero marxista del Cup che punta sulla radicalizzazione dello scontro per conquistare consensi.
I MOSSOS E IL FANTASMA DELLA GUERRA CIVILE
I 16mila agenti dei Mossos d'Esquadra, la polizia catalana, rappresentano un' incognita capace d'innescare una guerra civile. Carles Puidgemont seguendo le dinamiche dell'indipendenza slovena ha già tentato, un anno fa, di trasformarli in forza paramilitare dotandoli di fucili d'assalto e di precisione. Il tentativo era stato stroncato dal niet di Madrid, ma nessuno può garantire che Puidgemont, non si sia procurato, come fecero gli sloveni nel 1991, forniture di armi sul mercato nero. La presenza di unità militarizzate pronte a sfidare una Guardia Civil mandata a controllare le sedi istituzionali rischia d'innescare scontri armati dalle conseguenze imprevedibili. Anche perché dopo la deposizione del loro capo José Lluis Trapero, imputato di sedizione, i Mossos sono una forza allo sbando facilmente strumentalizzabile. E il governo si ritrova a dover garantire l'ordine pubblico senza disporre di una polizia in grado di controllare il territorio garantendosi il consenso e la fiducia della popolazione.
L'INCOGNITA SOCIALISTA
Il governo di Mariano Rajoy si regge in piedi soltanto grazie all'astensionismo del Partito Socialista. Ma una mossa sbagliata sul fronte della repressione delle proteste catalane potrebbe spingere i socialisti a tentare uno sgambetto fatale regalando i loro 68 voti all'opposizione. Una caduta del governo renderebbe ingestibile la crisi catalana, segnerebbe la definitiva uscita di scena dell'attuale premier e metterebbe a serio rischio anche il resto della Spagna.
LA VIOLENZA E L'EUROPA
Fin qui l'Unione Europea, pur confermandosi ancora una volta incapace di governare e gestire una crisi ha garantito un teorico, ma incondizionato appoggio al governo spagnolo. Da oggi tutto rischia di cambiare.
Una repressione troppo dura ai danni dei leader indipendentisti, una serie di interventi troppo severi ai danni dei manifestanti nelle piazze di Barcellona e dintorni e il sangue di qualche dimostrante potrebbero sgretolare anche l'incerta coesione europea. Trasformando la crisi catalana nell'ennesimo picca piantata nella schiena d' un torello europeo sempre più esangue e stremato
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