Francesca AngeliRoma Sangue infetto: lo scandalo infinito. Strasburgo condanna l'Italia per i farmaci plasmaderivati e le trasfusioni che hanno contaminato migliaia di pazienti ma non riconosce un risarcimento soddisfacente alle vittime o ai loro eredi.La Corte europea dei diritti umani ha emesso ieri una sentenza di condanna per lo Stato italiano prevedendo un risarcimento per 350 cittadini che a causa di farmaci e trasfusioni non controllate hanno contratto virus come l'epatite o l'Hiv. Il totale dei risarcimenti è di circa 10 milioni di euro. Una decisione che non soddisfa affatto le vittime di questa allucinante vicenda e che in sostanza riconosce come adeguata la somma di 100.000 euro per ciascun paziente contagiato, già stanziata dal governo nel 2014 con un decreto ad hoc.La domanda è quanto vale la vita di un uomo sia per coloro che sono già morti, circa 4.000 persone, sia per chi si è visto condannato ad una vita da malato, sempre bisognoso di cure. I legali delle vittime che avevano presentato ricorso ritengono la decisione della Corte di Strasburgo «una vera e propria beffa» grazie alla quale «lo Stato italiano ancora una volta la fa franca».Lo scandalo del sangue infetto si trascina dagli anni '90 quando esplose e portò tra l'altro all'arresto di Duilio Poggiolini, allora direttore del servizio farmaceutico del ministero della Sanità (noto per il famoso puff imbottito di soldi e gioielli in salotto). Migliaia di pazienti del servizio sanitario nazionale tra gli anni '80 e '90 furono infettati a causa di sacche di sangue e farmaci non controllati grazie a politici e medici che chiusero un occhio in cambio di laute tangenti. Ll'Italia non fu l'unico paese coinvolto. La conta delle vittime è spaventosa oltre 100.000 i cittadini coinvolti. Sono circa 10.000 quelli che hanno deciso di fare ricorso ma la giustizia è stata come sempre lentissima e molti sono morti prima di vedere riconosciuti i loro diritti.
Nel 2007 è stato previsto un primo risarcimento con una legge però che imponeva criteri tanto severi da renderne praticamente impossibile l'ottenimento. Strasburgo era già intervenuta nella vicenda nel 2013 con una sentenza analoga per altri 162 pazienti infettati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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