«Mi sembra che la maggioranza sia non solo compatta ma più compatta. Dovete cercare altre cose per far sì che non lo sia». Senza paura. Il ministro del Turismo Daniela Santanchè è pronta ad affrontare l'aula e ribadisce di voler chiarire la sua posizione in Parlamento, dopo l'inchiesta di Report sulla gestione delle sue società Ki Group e Visibilia. L'ipotesi di dimissioni non viene presa in considerazione. «Per cosa? Sia serio», dice rispondendo a una domanda in tal senso. «Risponderò su tutto, sono 23 anni che faccio politica, ci ho sempre messo la faccia. Non abbiate preoccupazioni e aspettate serenamente». Infine una battuta: «Se sono serena? Serena porta sfiga».
Se l'opposizione è pronta a sollevare il caso mediatico, la maggioranza ha già manifestato piena fiducia nei confronti del ministro, al netto di eventuali sviluppi giudiziari. Bisogna a questo punto stabilire le modalità dell'intervento, decisione che verrà presa nella riunione dei capigruppo oggi alle 16. Per il Pd la semplice informativa non sarebbe lo strumento migliore per fare chiarezza. «Nel Question Time ci può essere spazio per dare risposte più precise - dicono fonti dem - . C'è peraltro già il testo con le interrogazioni depositato e a prima firma Misiani». Nel documento, i democratici richiamano le notizie relative alle presunte irregolarità nella gestione delle aziende Visibilia e Ki Group, per arrivare a chiedere al governo «quali iniziative urgenti intenda adottare» anche per «tutelare i lavoratori delle società e sanzionare i comportamenti scorretti delle due società nei confronti dei loro dipendenti».
La richiesta di riferire arriva anche da Elly Schlein. «Aspettiamo la Santanchè in aula, può un ministro avere un debito con lo Stato? Una mozione di sfiducia? Un passo alla volta, ascoltiamo cosa ha da dire. Fa piacere che con noi a chiederlo ci siano anche arrivati Lega, FI e, con estremo ritardo, la Meloni». Chi invece passa direttamente alla richiesta di lasciare il ministero è Nicola Fratoianni, con tanto di petizione.
Fratelli d'Italia difende con fermezza l'operato del ministro. È Andrea Volpi, componente della Commissione Lavoro, a sottolineare che «la sinistra invece di occuparsi del Dl Lavoro ha preferito trasformare la Commissione in un tribunale politico contro il ministro. Dopo aver chiesto le dimissioni di mezzo governo e Parlamento, di Donzelli, Delmastro, La Russa, Montaruli, Crosetto e tantissimi altri, ora è la volta del Ministro del Turismo il cui processo mediatico e politico annebbia così tanto la mente delle opposizioni da autoboicottare le loro stesse proposte in Commissione per portare avanti una polemica montata su un caso giornalistico. Tra l'altro - aggiunge - mi sento di consigliare ai colleghi di non essere eccessivamente tranchant sulla questione almeno finché non si saranno espresse le autorità competenti, perché le prediche sono giunte da pulpiti poco credibili».
Un attestato di fiducia pronunciato con toni perentori arriva da Matteo Salvini: «Io mi fido dei miei colleghi con cui lavoro in Consiglio dei Ministri e non è un articolo di giornale o una trasmissione televisiva farmi cambiare idea.
Anche perché, stando agli stessi articoli di giornali e alle stesse trasmissioni televisive, io avrei dovuto rubare non so quanti milioni di euro ed essere arrestato alcune decine di volte, tutto poi è finito nel nulla».
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