"Sarebbe un precedente grave". Un terremoto sul governo

Scontro politico nella maggioranza. Pd e M5S puntano a scavalcare Ostellari e ad andare direttamente in Aula alla conta. I pericoli per Draghi

"Sarebbe un precedente grave". Un terremoto sul governo

Per quanto i giornaloni si accapiglino nel definire quello leghista un “blitz” sul ddl Zan, in realtà a preparare un’incursione a gamba tesa sul testo sull’omofobia sono i senatori giallorossi. L’idea è nata nella testa di Monica Cirinnà, paladina dem dei diritti “civili”, e della grillina Alessandra Maiorino: boicottare i lavori della Commissione Giustizia di Palazzo Madama, aggirare “l’ostacolo” Andrea Ostellari e portare il testo direttamente in Aula per dare il via alla conta a viso aperto.

Si tratterebbe ovviamente di un colpo di coda dagli effetti imprevedibili. Primo: per portare il provvedimento direttamente in Aula serve un accordo di maggioranza. E forse i giallorossi non se ne sono accorti, ma nella maggioranza che sostiene il governo Draghi ci sono anche la Lega e Forza Italia. La prima è espressamente contraria al ddl Zan, la seconda appare un po’ spaccata ma si è comunque dichiarata favorevole a cambiare il testo. Infine, strano ma vero, anche Italia Viva ha aperto alle modifiche del disegno di legge per come è stato approvato alla Camera.

Non è scontato dunque che un “accordo i maggioranza” si possa trovare. Ma soprattutto il pericolo è che forzando la mano possa traballare l’intera compagine governativa. Chiariamo: la decisione di Andrea Ostellari, presidente della Commissione, di diventare relatore del testo non è un’auto-proclamazione. Il regolamento del Senato prevede in automatico quel ruolo per il presidente, compito che poi lui a sua discrezione può delegare ad altri. Scavalcare la Commissione a pié pari invece potrebbe portare sull’orlo di un burrone politico. Ostellari, sentito dal Giornale.it, mette in guardia gli alleati: “Sarebbe un grave precedente. Le commissioni permanenti sono uno strumento a garanzia di tutti”. Niente melina, insomma, da parte della Lega. Solo la convinzione che “la democrazia si fonda sul rispetto delle regole”. Aggiunge il senatore: "Il ddl Zan, come qualsiasi altro testo, non si può imporre. Giovedì, come già anticipato, incardinerò il ddl Zan, stenderò la relazione relativa a tutti i testi sul tavolo e aprirò la discussione in Commissione Giustizia. Se qualcuno vuole sfuggire al confronto, lo dica. Ma non mi si accusi di aver rallentato l’iter: la sinistra ha dormito dai primi di novembre fino a gennaio 2021, mentre invitavo i capigruppo a considerare le criticità del ddl. Non lo dice Ostellari, lo dicono le carte".

Per ora la baruffa è tutta parlamentare, e in larga parte mediatica. Merito di Fedez, certo. Ma anche della campagna massiccia lanciata nei giorni scorsi da tanti vip, neo ideologi della sinistra. Sul piano pratico la discussione a Palazzo Madama inizierà giovedì, ma non è detto che l’esame debba partire dal ddl Zan. La Lega sta infatti lavorando ad un testo alternativo, che per ora i maggiorenti del partito conservano come l’anello del libro di Tolkien: “Il mio tesssoro”, dicono sorridendo le fonti. L’obiettivo è quello di rendere meno ideologico il provvedimento, e il tutto probabilmente allungherà anche i tempi della sua approvazione.

Giorni, settimane, mesi? Difficile prevederlo. Soprattutto se si considera il rischio -sempre presente- che le forzature di grillini e dem producano uno scossone troppo forte sulla tenuta del governo. Facendo cadere tutto.

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