Non sappiamo ancora se dietro il rapimento della volontaria milanese Silvia Romano vi siano dei semplici banditi o gli Shabaab. Se il rapimento verrà ufficialmente rivendicato da quest'ultimi bisognerà metter in conto una trattativa lunga, difficile e assai incerta oltre che costosa. In arabo il loro nome significa semplicemente «ragazzi», ma i suoi militanti non sono certo dei ragazzini sprovveduti. La loro storia inizia in Somalia nel 2004 quando le cosiddette «Corti Islamiche» di ispirazione alqaidista ingaggiano una lotta spietata con i signori della guerra che dai primi anni 90 si contendono il controllo del Paese. In quel feroce contesto gli Shabaab emergono come il braccio armato del movimento. Sopravvissuti alla sconfitta delle Corti Islamiche si trasformano nella costola somala di Al Qaida e continuano la loro attività militante e terroristica anche dopo la cacciata da Mogadiscio nel 2011 per mano delle truppe dell'Unione Africana in Somalia (Amisom). Proprio in quel periodo inizia l'infiltrazione nel nord del Kenya colpevole di aver mandato le sue truppe in Somalia. Ma l'espansione del movimento non si ferma qui. Oggi gli shabaab, succursale ufficialmente riconosciuta di Al Qaida nell'Africa Occidentale, sono un'autentica forza transnazionale con cellule e ramificazioni in Uganda, Tanzania e Mozambico.
Nairobi inizialmente non comprende la pericolosità del movimento, cosa che consente agli shabaab di moltiplicare i propri adepti e mettere a segno attacchi terroristici di rara ferocia. Nel settembre 2013 l'assedio al grande magazzino Westgate di Nairobi, prolungatosi per 4 giorni anche a causa dell'inefficienza delle forze di sicurezza, si conclude con l'uccisione di 67 persone.
Ma il massacro più orripilante è quello del college di Garissa. Lì all'alba del 2 aprile 2015 un commando di Shabaab fa irruzione nel dormitorio e massacra senza pietà 148 studenti in gran parte cristiani. Da quel momento il governo kenyota cambia strategia. Agli investimenti nel campo dell'intelligence e dell'addestramento delle forze di sicurezza s'aggiungono le pressioni sui capi delle comunità islamiche per convincerli ad emarginare individui e gruppi vicini agli shabaab. Paradossalmente però mentre le comunità islamiche del Kenya iniziano a collaborare con il governo gli shabaab incominciano ad attirare molti giovani cristiani usciti dalle comunità più povere e convertitisi all'Islam più radicale. Nel complesso il gruppo terroristico sembrava però indebolito e ridimensionato.
Ma proprio la scarsità di mezzi potrebbe aver spinto i loro capi a puntare sul rapimento di un'italiana. Perché, come tutti i gruppi terroristi hanno capito da tempo, il governo italiano è sempre pronto a pagare pur di riportare a casa i propri concittadini.
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