"Scampato al rave, gli amici uccisi dai razzi"

Il 33enne: "Salvo due volte: sono arrivato tardi alla festa e non sono entrato nel bunker-trappola"

"Scampato al rave, gli amici uccisi dai razzi"
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«Sono salvo solo perché sono arrivato tardi al rave di Reim. Ero al parcheggio quando è cominciato tutto. Una pioggia di razzi mai vista prima, esplosioni, gli spari dei fucili a un passo da me, uno mi ha anche sfiorato e danneggiato l'orecchio». Ilya Pisatzkov, 33 anni, di Tel Aviv, è arrivato al festival del massacro, dove Hamas ha trucidato 260 giovani, poco dopo le 6. «Volevo divertirmi, godermi la musica. Ma una ventina di minuti dopo è scoppiato l'inferno racconta al Giornale - Stavamo scaricando le nostre cose dall'auto quando i razzi hanno cominciato a volare sulle nostre teste. Una raffica mai vista prima in vita mia. Abbiamo capito che dovevamo scappare. Ci siamo rimessi subito in macchina, per fortuna siamo stati fra i primi a poter scappare e abbiamo cominciato a guidare a caccia di un rifugio». Per la seconda volta in pochi minuti, Ilya ha scampato la morte. «Nei pressi del rifugio, non lontano dal rave, appena scesi dall'auto abbiamo sentito altri spari. Uno ha sfiorato il mio orecchio. Ci siamo accucciati, le mani fra la testa - racconta ancora Ilya - Per fortuna il mio amico Daniel, che era con me in macchina insieme a un altro amico, mi ha convinto ad andare via da lì. Le persone che si trovavano nel rifugio dove noi saremmo voluti entrare sono morte tutte. I terroristi hanno lanciato una granata all'interno e sparato a chiunque cercasse di scappare».

È il racconto di ore di terrore puro quello di Ilya, scampato al 7 ottobre che è diventato il giorno più nero di Israele, la data del peggior massacro di civili nella storia dello Stato ebraico. Un susseguirsi di scene raccapriccianti. Di cui ci mostra i video girati mentre era a bordo della sua auto. «A caccia di un altro rifugio, lungo il tragitto, abbiamo visto decine di auto trivellate di colpi e civili israeliani accanto, a terra, colpiti a morte». Poi finalmente, i tre ragazzi hanno trovato un bunker dove i terroristi non sono riusciti ad arrivare. «Ma è da due giorni che partecipo a funerali - spiega ancora Ilya - A quel rave c'erano tanti miei amici, alcuni risultano ancora dispersi. Israele non è grande. Noi ragazzi ci conosciamo tutti. Rachel, una cara amica, è morta alla festa. E io avrei dovuto essere in macchina con lei quel giorno. Non è la sola vittima che conoscevo. Qui tutti hanno un parente, un amico, che è morto nel massacro».

È il tempo del dolore, ancora da metabolizzare, ma anche della rabbia. «Hamas è il nuovo Isis. Deve essere distrutto. La risposta del governo israeliano deve essere la più dura possibile. Nessuno può giustificare questo orrore, ragazze violentate, bambini sgozzati, civili inermi rastrellati nelle loro case». Ilya non ha dubbi: «È il nostro 11 settembre.

Il mondo non può voltarsi dall'altra parte. Deve stare dalla parte di Israele». Cosa sperano i giovani israeliani come lui? «Quello che vogliamo è solo vivere in pace e goderci la vita. Sogno solo che un giorno la finiremo con questo inutile bagno di sangue».

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