Perdersi in un bicchier d'acqua. È ciò che rischia di accadere al colosso delle minerali n.1 in Francia, Nestlé Waters. Il marchio ha infatti usato per anni trattamenti ultravioletti proibiti e filtri a carboni attivi su alcune delle sue acque naturali: ufficialmente per mantenere «la sicurezza alimentare». Più prosaicamente, per poter continuare a commercializzare acqua di sorgente che altrimenti non sarebbe potuta finire sulle tavole. E non sarebbe il solo. Per giunta, l'Eliseo avrebbe taciuto a Bruxelles su quanto accaduto in Francia per anni, nonostante ne fosse al corrente dal 2021.
Secondo Le Monde e Radio France, normative violate e pratiche ingannevoli su larga scala coinvolgerebbero almeno un terzo dei marchi transalpini. Lunedì Nestlé ha ammesso l'accaduto cercando di disinnescare l'inchiesta. Milioni, i consumatori disinformati o truffati. Migliaia, i posti di lavoro in gioco. Passi falsi che potrebbero avere conseguenze d'immagine tanto per Macron quanto per l'azienda che commercializza la costosa Vittel, Contrex, Hépar e pure la carissima Perrier; i 4 marchi Nestlé interessati dallo scandalo, ormai «pienamente conformi al quadro normativo applicabile in Francia», assicura l'azienda. Che però, fino al 2021, aveva dato una ripulita al suo «oro blu», giustificando il ricorso a tecniche proibite per far fronte al «difficile mantenimento della stabilità delle caratteristiche essenziali, cioè l'assenza di inquinamento» nelle acque in caso di forti piogge.
Loro l'hanno detto al governo. Ma gli altri? Tacciono. Le norme Ue specificano che le minerali non devono essere «disinfettate». Invece proprio queste tecniche avrebbero permesso a molti «produttori» di superare l'impatto del cambiamento climatico. Il governo, con decreti prefettizi e massima discrezione, il 22 febbraio 2023 ha infine autorizzato pratiche di microfiltrazione considerate in precedenza non conformi, per consentire di proseguire l'attività, allentando alla chetichella le norme Ue e senza informare neppure la Commissione né gli Stati.
Solo le inchieste giornalistiche hanno aperto il vaso di Pandora. Muriel Lienau, capo di Nestlé Waters Europe da tre anni, a Les Echos ha fatto mea culpa sugli errori del passato e sul «ricorso a misure di protezione non in linea con il quadro normativo». Regole violate per anni (almeno fino al 2021, quando hanno «avvisato» il governo), perché le minerali devono essere di elevata qualità microbiologica, e non «ritoccate», a differenza dell'acqua del rubinetto disinfettata prima di diventare potabile. Lienau sostiene che elementi chimici si accumulano quando l'acqua passa attraverso le falde o le tubazioni delle fabbriche, e che l'uso di filtri è necessario. Dallo scandalo a un nuovo dibattito? Nestlé ha infine detto addio a carbone attivo e Uv, chiudendo di conseguenza 4 dei suoi pozzi legati ai marchi Hépar e Contrex, alterati dalle forti piogge nei Vosgi. Non garantivano più i livelli di sicurezza.
Per la pregiata Perrier e le sue bollicine, rivela Télegramme, ha dovuto riallocare alcuni pozzi del Gard verso la produzione di una nuova marca di acque aromatizzate e bevande energetiche, Maison Perrier, non soggetta a regolamentazione sulle acque minerali.
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