Scandalo all'università: la dirottatrice araba sale in cattedra a Torino

Protesta bipartisan per il collegamento in video con Leila Khaled. L'ateneo: "Noi estranei"

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L'odio per Israele genera mostri. Anzi cortocircuiti che riabilitano persino Osama Bin Laden. Su TikTok è tornata virale una lettera che lo sceicco del terrore inviò all'America nel 2002, nel pieno della guerra al terrore scoppiata dopo l'11 settembre. L'hashtag #lettertoamerica in due giorni ha superato i 13 milioni di visualizzazioni. Tutto sarebbe iniziato da un video di Lynette Adkins, tiktoker americana che ha commentato un link del Guardian che riportava la missiva: «È necessario che tutti lascino quello che stanno facendo e che leggano la lettera. Vivo una crisi esistenziale». A ruota è arrivata Kiana Leröux, influencer di makeup: «Non guarderò più questo Paese nello stesso modo», ha detto in un video poi rimosso. I commenti sotto i post hanno lo stesso tenore: c'è chi dice di aver aperto gli occhi; altri che delirano sulla morte del leader di Al Qaeda. Tra di loro pure un'attivista del partito democratico Usa.

In quella lettera il principe del terrore si sofferma sulla questione Palestinese, quella che ha alimentato i tiktoker. «La creazione di Israele è uno dei crimini più grandi. Israele deve essere cancellato». Niente di diverso dalla retorica di Hamas. Eppure per molti queste parole rappresentano il manifesto di un'oppressione. Nel suo delirio Bin Laden ripete i mantra dell'islamismo radicale: «Dietro i politici ci sono gli ebrei che controllano le vostre leggi, i media e l'economia». Ideologia banale e pericolosa ma che dà ai tiktoker la sensazione capire cosa succede in Medio Oriente. Il cortocircuito di una generazione che prende come vangelo le parole del responsabile del più grande attentato sul suolo americano.

Il Guardian ha rimosso la lettera per evitare che venisse strumentalizzata. Ma questo ha alimentato altre polemiche. Frederick Joseph, scrittore afroamericano ha sottolineato che la scelta è solo censura. Il dibattito si è poi autoalimentato e il deliro contro il complotto ebraico è aumentato.

Adkins ha poi parlato di «TikTok come strumento per salvare una generazione» e si è lanciata in consigli per aprire la mente su Gaza consigliando il bizzarro documentario «We Demand Tomorrow», realizzato da un collettivo marxiasta che rilegge il dominio americano. Vaneggiamenti che alimentano la macchina delle view e bollano Bin Laden come fine pensatore.

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