Un neonato di sette mesi è stato estratto vivo dopo 140 ore nel distretto di Antakya, nella provincia meridionale turca di Hatay, una ragazzina ha resistito 146 ore prima di essere salvata, un uomo di 35 anni ben 149 ore, una donna 159. Anche due ragazze di 24 e 19 anni escono vive da un cunicolo dopo essere rimaste intrappolate fino a ieri sotto le macerie di un palazzo di 5 piani accanto al corpo quasi putrefatto della madre. Miracoli purtroppo sempre più sporadici dei soccorritori, che non bastano a mettere in ombra una catastrofe umanitaria. Il bilancio delle vittime è salito a quota 38.905mila, 29mila in Turchia e quasi 9300 in Siria.
«Ma sono numeri sottostimati e destinati come minimo a raddoppiare ammette il responsabile dei soccorsi delle Nazioni Unite, Martin Griffiths - Penso che sia il peggior disastro naturale degli ultimi 100 anni nella regione». Ma se c'è un peggio nel peggio, questo riguarda la zona siriana controllata dall'opposizione. «Finora abbiamo deluso le persone nel nord-ovest della Siria ammette il funzionario - Si sentono giustamente abbandonate. Alla ricerca di aiuti internazionali che non sono ancora arrivati. Il mio e il nostro dovere è correggere questo errore il più velocemente possibile». E un primo segnale è arrivato. Il valico di frontiera tra Turchia e Armenia è stato riaperto sabato per la prima volta in 35 anni per consentire il passaggio degli aiuti e per poter fare la conta delle vittime ampiamente sottostimate. E mentre si devono seppellire i morti, cominciano le mezze ammissioni e maldestri tentativi di colpire chi è stato partecipe a questa carneficina collettiva. Lo stesso presidente turco Erdogan, in visita nelle aree più colpite, ha spiegato alla tv turca che gli edifici danneggiati sono «centinaia di migliaia» e ha dato ordine di «punire» i costruttori che non hanno rispettato i protocolli di sicurezza.
Il ministero della Giustizia ha autorizzato quasi 150 procure locali a istituire «unità investigative sui crimini legati al terremoto»: i procuratori potranno avviare cause penali contro tutti i «costruttori e i responsabili» del crollo degli edifici che non rispettavano i codici esistenti, introdotti dopo un disastro simile nel 1999. Sono già stati emessi 113 mandati di arresto legati alla costruzione di edifici crollati nel micidiale terremoto di lunedì scorso. La polizia ha già arrestato almeno 12 persone, tra cui alcuni imprenditori edili. Uno di questi è Mehmet Yasar Coskun, responsabile della costruzione di un condominio di lusso di 12 piani con 250 appartamenti nella provincia di Hatay che è stato raso al suolo dal terremoto. L'uomo è stato bloccato all'aeroporto di Istanbul mentre cercava di raggiungere il Montenegro. Ma la rivalsa sui costruttori sembra un'operazione da scarica- barile tardiva.
Questi abusi edilizi sono stati permessi grazie alla corruzione tra i funzionari pubblici che hanno chiuso un occhio sui controlli e grazie alle manovre dello stesso governo che ha approvato un condono edilizio dietro l'altro per gli immobili costruiti in zone ad alto rischio che violavano le norme antisismiche. Ma Erdogan deve salvare la faccia perché il suo potere è in bilico dopo 20 anni di governo. Le elezioni presidenziali sono imminenti e la sua popolarità è crollata.
Lui se la prende con i social «che diffondono notizie false e creano caos». E poi si aggrappa al fato. Durante una visita in un'area devastata dal terremoto, ha commentato alla tv turca: «Queste cose sono sempre successe. Fa parte del piano del destino».
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