La scelta dei grillini: astensione

A Livorno il 64% di 5s non è andato alle urne. Fedeli solo dem e leghisti

La scelta dei grillini: astensione

Il primo dato su cui riflettere è quello relativo alla partecipazione. Il fatto che alle consultazioni europee si sia assistito a una crescita dell'afflusso alle urne in molti paesi del Continente e a un calo in Italia, che al primo turno delle amministrative, egualmente molti abbiano disertato le urne e che ai ballottaggi di domenica si siano presentati (specie al Sud) ancora meno elettori, deve far riflettere. È vero che una contrazione del voto tra le due fasi delle comunali fa parte della consuetudine, ma, nell'insieme, il fenomeno rappresenta lo stesso un indicatore di una diffusa disaffezione e di un esteso disinteresse per le forze politiche in campo. E mostra, al tempo stesso, l'esistenza di una ampia base potenziale di elettori di varie tendenze, forse disponibili ad essere attratti da una offerta politica rinnovata. Sul piano dei risultati della consultazione, anche il secondo turno delle amministrative conferma lo stato di buona salute della Lega: di forte valore simbolico è la conquista di Ferrara, dove il centrosinistra governava sin dal dopoguerra. E anche il risultato di Forlì è assai significativo.

Ma non si può dire che il centrosinistra - e in particolare il Pd - abbia perso. Piuttosto ha «tenuto», come è successo già alle Europee. E, in quest'ambito, la riconquista di Livorno, costituisce un segnale importante. Ma nulla può essere dato per scontato per il futuro, in quanto, come si è sottolineato su queste colonne la scorsa settimana, una parte crescente di elettorato è sempre più mobile e pronta a spostare le proprie preferenze di voto da un partito all'altro (o a rifugiarsi nel l'astensione) anche molto rapidamente.

I flussi elettorali relativi al voto nel ballottaggio in uno dei contesti ove il risultato è stato più significativo, come la città di Ferrara, elaborati del centro di ricerca Cise della Luiss (diretto dal Prof. Roberto D'Alimonte) evidenziano bene questa situazione. Se è vero, infatti, che la netta maggioranza (89%) degli elettori Pd ha votato per il candidato di centrosinistra e che, specularmente, l'86% dei leghisti ha scelto il proprio, è vero anche che sembrano esserci stati altri movimenti interessanti, specie verso l'astensione. Tra chi aveva votato M5s alle Europee, ad esempio, ben il 28% ha scelto nel ballottaggio di disertare le urne. E i restanti si sono separati in diverse direzioni, chi verso il centrosinistra (32%), chi, in misura maggiore (46%) verso il centrodestra. Ma anche tra gli elettori di Forza Italia, a fronte della maggioranza (73%) che nel ballottaggio ha scelto il candidato leghista, circa il 20% ha deciso di astenersi. È ciò che è accaduto, in misura molto maggiore, tra i votanti alle Europee per un partito piccolo ma significativo come Più Europa. Non trovando più il proprio candidato, ben il 41% di costoro ha deciso di astenersi (mentre il 51% ha scelto il centrosinistra).

Sempre secondo le elaborazioni del Cise, anche a Livorno si sono verificati importanti flussi verso l'astensione. Avrebbe infatti optato per questa scelta il 64% dei votanti alle europee per i 5stelle e il 34% di quelli per Forza Italia. Considerando l'insieme delle città in cui si è votato per i ballottaggi, colpisce la (peraltro già nota) eterogeneità delle scelte di quanti avevano votato per il M5s alle Europee: a Ferrara, come si è visto, la maggioranza relativa si è schierata per il centrodestra.

Ma a Reggio Emilia l'83% si è astenuto e a Cremona una buona parte ha optato per il centrosinistra, contribuendo (anche grazie all'apporto del 23% di chi aveva votato Lega) alla vittoria di quest'ultimo.

Insomma, buona parte dell'elettorato grillino si mostra particolarmente «fluido». Anche le sue scelte saranno determinanti in occasione delle (forse prossime) consultazioni politiche.

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