Milano. Enrico Letta rientra a Roma, scioglie la riserva, si candida a guidare il Pd e lo stesso giorno da Milano il sindaco Beppe Sala sceglie di lanciare una bomba su un partito che è già imploso su sé stesso. Manca solo uno «stai sereno» sul finale. «Ho deciso, aderisco ai Verdi europei - annuncia a Repubblica -. Non c'è più tempo da perdere, la questione ambientale è il nostro presente e il futuro dei nostri figli». Sala non ha mai preso la tessera del Pd ma ha deciso di marcare nettamente la distanza con un tempismo perfetto. «Il Pd nazionale sta attraversando un momento difficile, non avrei propriamente diritto di dire la mia da interno perché non lo sono - precisa ora, anche se dal 2016 ha partecipato da protagonista alle feste dell'Unità e non ha mai lesinato interventi - ma Zingaretti paga la scelta del Pd di dare troppo spazio, da troppi anni, alle correnti. Spero che questo momento possa essere superato presto e seguirò con interesse l'assemblea nazionale».
Tiene a precisare che Letta «è un amico e un suo ruolo attivo in questa fase non potrebbe che farmi piacere». Ma proprio perché rimarca, con altrettanta precisione, che la sua «non è una scelta sorprendente ma ponderata», averla messa in pratica in un giorno tanto simbolico appare a maggior ragione uno schiaffo al partito che negli anni non gli ha mai offerto ruoli di spicco (a cui forse aspirava) e neanche un trattamento di riguardo come sindaco della capitale economica del Paese. Ha potuto godersi gli effetti del colpo di scena. Non ha anticipato la sparata ai colonnelli di partito e neanche agli assessori della sua giunta. Il Pd milanese ha reagito con fastidio («prendiamo atto»). I giorni simbolici aumentano il significato dei gesti, rimarca chi lo conosce bene. Sala ha voluto sottolineare la crisi d'identità in cui è piombata la sinistra. E il suo futuro non potrà passare (solo) da un accordo tra Pd e Movimento 5 Stelle.
Sala si ricandida a Milano ma ora vuole sedersi ai tavoli e giocare un ruolo da protagonista nella politica nazionale. Metterà alla prova Letta: se vorrà, potranno costruire insieme una piattaforma di sinistra ambientalista. Qualche mese fa Sala è stato aspramente contestato a Milano proprio dai Verdi contrari al taglio di una trentina di alberi. Lui aveva picchiato duro: «Dovrebbero scusarsi loro con gli italiani perché sono riusciti a raccogliere a malapena il 2% dei consensi». Le ruggini sono archiviate ma il pensiero resta. I Verdi italiani, ha ripetuto ieri, «hanno una storia rispettabile ma devono rinnovarsi, costruire un processo largo, attraente, coinvolgente. In Germania viaggiano intorno al 20% e sono il secondo partito, sono al governo in sei Paesi Ue. In Italia abbiamo un gruppo verde con 3 deputati all'interno del Misto». È al modello tedesco che si ispira e che vuole provare a replicare in Italia. Un passo alla volta. Negli ultimi anni ne ha compiuti parecchi per costruirsi un'identità green, condivisibile o meno visti i risultati. A Milano ha creato il primo assessorato alla Transizione ambientale. Nel 2019 provò ad arruolare Elly Schlein (poi diventata vice di Bonaccini in Emilia Romagna). Fa parte del C40, la rete di 54 città mondiali che lavorano in sinergia sull'ambiente.
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