Le trattative su Gaza sono complicate assai. Ma quelle del centrosinistra per la Liguria, tra stalli ed escalation, non appaiono meno snervanti.
Elly Schlein (nella foto) ricompare in pubblico per la prima volta dopo la pausa agostana, e debutta (in ritardo sull'orario previsto) alla festa dell'Unità di Abbadia San Salvatore, in provincia di Siena. Annunciando che alla «estate militante» (sia pur da remoto) seguirà un «autunno militante» per «costruire l'alternativa alle destre» contro un governo che, accusa, «non sa come rilanciare l'economia» Per questo, dice, «non dobbiamo perdere tempo in polemiche con le altre forze di opposizione». Ammonimento rivolto soprattutto ai suoi alleati, a cominciare da Giuseppe Conte. Che sul ritorno a sinistra di Matteo Renzi e sulla soluzione del rebus ligure continua a alzare muri. Il ritardo della segretaria, del resto, è dovuto proprio alla ridda di contatti e telefonate per sbloccare l'impasse a Genova. Finora senza esito. «Siamo a lavoro per costruire una coalizione vincente che possa battere il centrodestra, come abbiamo fatto in Emilia Romagna attorno a Michele De Pascale e in Umbria con la sindaca di Assisi», dice Schlein al pubblico di militanti accorsi a salutare il suo ritorno dalle ferie. Tutti aspettano che la leader ufficializzi finalmente l'investitura ufficiale del candidato dem Andrea Orlando, ma lei non lo nomina. Sa che il Pd ligure ribolle e lancia ultimatum, minacciando una protesta contro il Nazareno perchè «con questa melina stiamo perdendo settimane preziose per la campagna elettorale». Sa che Orlando è sempre più innervosito: «Non sappiamo, stanno trattando gli sherpa nazionali», dicono dal suo quartier generale. Il caos è soprattutto dovuto a M5s: le recenti telefonate tra Schlein e Giuseppe Conte (che ieri ha annullato i suoi appuntamenti pubblici) non sembrano aver risolto il problema. Il capo 5S, in privato, ha già dato il suo assenso a Orlando. Ma è atterrito dalle lotte intestine nella terra di Beppe Grillo, che gli ha scagliato contro la candidatura dell'ex parlamentare Morra, per drenare voti alle sue liste. La coincidenza temporale tra il voto in Liguria e assemblea «costituente» 5s, a fine ottobre, è un incrocio pericoloso. Conte non vuole che il suo sì a Orlando (terzo candidato targato Pd su tre regioni al voto) appaia una resa, con la beffa dell'ingresso di Matteo Renzi in coalizione che si aggiunge al danno. Così ancora ieri, mentre al telefono spiegava a Schlein di aver «bisogno di tempo», spediva in tv un suo fido, l'europarlamentare Pedullà, a sparare contro Orlando («Fa rima con Burlando, che fa rima con Toti: è tutta la stessa melassa»), a invocare «una forte discontinuità» con un candidato 5S e non Pd e a decretare che «non c'è nessun accordo possibile con i centristi» Renzi e Calenda.
Che invece, pensano Elly e Orlando, sono indispensabili in una competizione a rischio come quella in Liguria: la vittoria che - tra cicloni giudiziari, dimissioni coatte e manifestazioni forcaiole di piazza - sembrava già in tasca è invece, secondo i sondaggi, assai incerta. «Starei molto attenta a dire che la partita è vinta, e senza un centro forte non lo è affatto», ammonisce la renziana Lella Paita.
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