La scomparsa delle donne

Le Nazioni Unite: "La condizione femminile sarà la linea rossa". Il regime: "Non devono uscire di casa per lavorare fino a quando non potremo garantire la loro sicurezza"

La scomparsa delle donne

Rinunciano e scompaiono dentro le loro case. Le donne afghane in silenzio preferiscono lasciare. «La maggior parte delle nostre giornaliste ha preferito rinunciare dopo l'arrivo dei talebani». Saad Mohseni è l'editore di Tolo Tv, quell'emittente che simboleggiava la rinascita dell'Afghanistan, così progressista che non solo trattava tra i temi la libertà di espressione e i diritti delle donne, ma poteva contare nel suo team tante giornaliste donne. Inimmaginabile con i talebani al potere. Oggi il ritorno al passato è segnato. L'editore figlio di un diplomatico, ammette la sconfitta. «Vanno via loro, prima di correre rischi». Tutte sono perfettamente consapevoli che il volto meno feroce dei talebani è solo una bugia. Vent'anni dopo sono uguale a prima. I talebani tornano a blindare il Paese: a casa restano le donne ma anche tutti coloro che ancora non sono riusciti a lasciare il Paese dopo il ritorno al potere degli studenti coranici. Come ha spiegato in conferenza stampa il portavoce del gruppo militante, Zabihullah Mujahid, la misura che riguarda le donne non è definitiva. «È per la loro sicurezza, i nostri combattenti non sono addestrati ad affrontare e parlare con loro. Una volta stabilite le nostre procedure, potranno tornare al lavoro». Ma chi ci crede? Una maschera da indossare davanti ai leader. Mostrano il lato finto paternalistico, parlano di protezione per chiuderle un'altra volta e buttare la chiave. Ma quale dialogo? Sanno gli integralisti che il tema dei diritti delle donne è molto sensibile, addirittura un'arma per far capitolare quell'Occidente che si accontenterebbe anche solo di una patina di umanità e così aspettano. Senza fretta, stanno come merli sul ramo a spiare: prendono nota su chi sgarra per punirla dopo. Tanto che fretta c'è, ci sarà tempo per intervenire dopo, perchè poi agire a riflettori abbassati è meglio. La forza è la loro, il potere è il loro. Hanno strumenti per agire liberamente, intanto la memoria non si cancella, e la loro fama di bastardi è tristemente nota. Forte al punto che non hanno neppure bisogno di dire qualcosa, le donne sanno e si dileguano come prede ormai senza scampo, preferiscono non attirare l'attenzione. Zitte e in casa tornano a dissolversi, a cancellarsi dalla vita. E l'Occidente annaspa tra deboli messaggi e inefficaci raccomandazioni. C'è chi lancia moniti, come Michelle Bachelet responsabile Onu per i Diritti Umani, «il trattamento delle donne segnerà una linea rossa fondamentale» nelle relazioni tra le Nazioni Unite e le nuove autorità afghane. Ma servirà? Bachelet ha esortato i talebani a onorare i loro impegni per il rispetto dei diritti delle donne e delle minoranze etniche e religiose. «L'onere di tradurre questi impegni in realtà è ora interamente in mano ai talebani», ha detto Bachelet, «esorto con forza i talebani ad adottare norme di governance reattiva e a tutela dei diritti umani e a lavorare per ripristinare la coesione sociale e la riconciliazione, anche in relazione al rispetto dei diritti di tutti coloro che hanno sofferto durante i decenni di guerra». «Una fondamentale linea rossa sarà il trattamento delle donne e delle bambine», ha aggiunto Bachelet, chiedendo «rispetto per i loro diritti alla libertà, alla libertà di movimento, all'educazione, all'espressione di sè e al lavoro».

«In particolare, assicurare l'accesso a un'educazione secondaria di qualità per le bambine sarà un indicatore essenziale dell'impegno per i diritti umani», ha concluso Bachelet. Ma i talebani non rallentano. E dovrebbe essere chiaro a tutti.

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