Scontro Camusso-Madia, la Cgil difende i fannulloni

Il ministro studia le norme sui licenziamenti-lampo. I sindacati: «Solo propaganda»

Roma La storia non è nuova ma emblematica, in un momento in cui il governo sta per introdurre nuove norme sui licenziamenti-lampo, di quanto in realtà sia complicato mandare a casa qualcuno nel nostro Paese. È quella di un dirigente amministrativo di una scuola del trevigiano reintegrato dal giudice del lavoro e risarcito con il pagamento degli stipendi arretrati dopo essere stato licenziato in tronco per aver sottratto 200mila euro dalle casse dell'istituto.Processato, aveva patteggiato una pena di due anni, ma aveva poi fatto causa alla scuola per ingiusto licenziamento. E paradossalmente l'aveva vinta poiché la sentenza non prevedeva l'interdizione dei pubblici uffici e la pubblica amministrazione non si era costituita parte civile. Questa è l'Italia in cui il governo sta per lanciare l'offensiva anti-fannulloni, con il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia che in vista dell'approvazione, domani, delle norme che consentiranno di mandare via su due piedi e senza stipendio i «furbetti» del cartellino, twitta: «Chi timbra e poi esce dall'ufficio va a casa in 48 ore. Lo facciamo anche il difesa dei lavoratori pubblici onesti».La Cgil non ci sta. Va all'attacco la leader del sindacato, Susanna Camusso: «Le regole per licenziare i cosiddetti fannulloni ci sono già: mi piacerebbe che il governo dicesse perché non funzionano. Altrimenti è una campagna che si chiama propaganda». Il timore del segretario della Cgil è che i 3 milioni di lavoratori del pubblico impiego finiscano per apparire tutti dei nullafacenti, dei truffatori dello Stato, alla Quo vado, il film sul posto fisso di Checco Zalone che sta sbancando il botteghino. A chi le domandava, ai margini della presentazione della carta dei diritti universali del Lavoro, se i fannulloni vadano puniti la Camusso ha risposto così: «Lo abbiamo detto in tutte le salse, per Roma la prima volta, per Sanremo e ancora per Roma», riferendosi ai vari casi di lavoratori che timbravano il cartellino e andavano altrove finiti sui giornali negli ultimi mesi.I licenziamenti facili non piacciono neanche a Maurizio Landini. «Sono balle», dice il leader della Fiom. Quello che serve è una vera riforma dei diritti del lavoro. Landini se la prende con il premier, Matteo Renzi: «Stiamo parlando di uno che siccome non è in grado di far crescere l'occupazione deve prendersela con quelli che lavorano». Stessa linea della Camusso, la sua: «Già adesso - sostiene - nei contratti il licenziamento per gli assenteisti è previsto: il sindacato non ha mai difeso chi ruba e chi non lavora.

Questo governo ha già fatto grandi aperture sui licenziamenti, più che un governo che crea lavoro è un governo che sta facilitando i licenziamenti e non è quello che ci serve». Per Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, il licenziamento in 48 ore rischia di essere incostituzionale. PaTa

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