Manovre economiche di primavera a due tempi. Il Consiglio dei ministri di stamattina esaminerà lo scostamento di bilancio, che dovrebbe cifrare 40 miliardi di euro, e anche il Documento di economia e finanza (Def) con l'aggiornamento del quadro macroeconomico dei conti pubblici. Il via libera potrebbe arrivare nel weekend o all'inizio della prossima settimana.
Secondo quanto filtrato da Palazzo Chigi, oltre la metà del nuovo deficit (più di 20 miliardi) sarà destinata ai ristori. I contributi a fondo perduto saranno erogati per due mensilità e non una soltanto come nel decreto Sostegni. Le modalità di assegnazione resteranno invariate. Previsti anche stanziamenti per la riduzione dei costi fissi, come sgravi sugli affitti e sulle bollette, il congelamento del canone Rai per i locali commerciali, mentre si valutano anche misure fiscali come il taglio dell'Imu sui beni strumentali e un nuovo rinvio di Tosap e Cosap. Allo studio anche la proroga di garanzie e moratorie per le imprese. Su questa materia è in corso un'interlocuzione con l'Ue sul Temporary framework, ossia sulla possibilità di disapplicare in via del tutto eccezionale la normativa sugli aiuti di Stato. In totale, oltre 35 miliardi dovrebbero essere destinati al sostegno dell'economia.
Circa 4-5 miliardi, invece, dovrebbero essere destinati a un fondo pluriennale da circa 30 miliardi complessivi. L'obiettivo di questo nuovo capitolo di spesa per il periodo 2021-2028 è finanziare le opere ritenute strategiche dal governo ma non comprese nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. «I progetti che non sono inclusi nei piani non sono necessariamente accantonati», aveva promesso il ministro dell'Economia Daniele Franco, annunciando la possibile costituzione di una linea di finanziamento ad hoc «per quei progetti che sono meritevoli di essere inclusi per spirito e finalità, ne siano esclusi perché non soddisfano alcuni criteri più stringenti».
Si apre, tuttavia, un problema di sostenibilità dei conti pubblici. La nota di aggiornamento al Def varata lo scorso autunno fissava l'asticella del deficit/Pil 2021 al 7% ma lo scostamento da 32 miliardi votato a gennaio (e confluito nel dl Sostegni) l'ha portata all'8,8 per cento. Il nuovo intervento, da 40 miliardi (pari al 2,25% del Pil) rischia pertanto di far debordare il parametro verso l'11% del Pil. Tanto più se la crescita quest'anno dovesse fermarsi attorno al 4% come confermato ancora ieri dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, in un'intervista alla Cnn. Permangono rischi di un'eventuale ulteriore revisione al ribasso che proietterebbe l'Italia in un 2022 da incubo in quanto l'anno successivo è molto probabile il rientro in vigore del Patto di Stabilità. Un appuntamento al quale ci si presenta con 180 miliardi di extradeficit dall'inizio della pandemia senza prospettive concrete di ripresa.
Qualche segnale positivo, tuttavia, inizia a intravedersi. L'Istat ha reso noto che la produzione industriale di febbraio è aumentata dello 0,2% su base mensile, dello 0,4% su base trimestrale ed è calata di un modesto 0,6% annuo, tornando grosso modo ai valori pre-pandemia.
«L'industria è tornata a contribuire positivamente al Pil e il trend dovrebbe continuare nel resto dell'anno anche se, nel primo trimestre, ciò non sarà sufficiente a compensare appieno la debolezza nei servizi», ha commentato Paolo Mameli, economista di Intesa Sanpaolo. Le riaperture restano, perciò, fondamentali.
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