A modo suo, è un piccolo imprenditore: produce meraviglia e stupore. Arriva in piazza quando cala il buio, monta il suo telescopio e offre agli umani la possibilità di vagare estatici nello spazio. Stelle e pianeti a portata di mano, senza farla troppo lunga con lezioni complicate e nozioni astruse: giusto il minimo per comprendere e apprezzare.
É un ingegnere, ma di tutt'altra branca. Per sua onesta ammissione, non è certo uno scienziato dell'astronomia: è un semplice innamorato dell'universo. I primi approcci da bambino, poi una lunga sospensione per studi e impegni vari, quindi il ritorno di fiamma sette anni fa, esattamente a trentatrè anni, l'età di nostro Signore: «Uscendo dal lavoro, un mio collega mi dice: sai dove vado adesso? Vado alla Lidl e mi compro il telescopio, lo danno in offerta a ottanta euro. Io vengo assalito come da una folgorazione. Mi riesplode la sopita curiosità che avevo da bambino. Così, me ne torno a casa e comincio a vagare per Internet in cerca anch'io di un telescopio. Ne trovo uno, praticamente un giocattolo, a centocinquanta euro. Due settimane dopo arriva. Non so nemmeno come montarlo, ma a forza di battere la testa, pochi giorni dopo, piazzato nel cortile di casa, mi riesce di centrare la prima immagine, quella che non si scorda mai: la luna con i suoi crateri. Resto incantato. E poco dopo, Saturno con il suo anello. Quel giorno realizzo quanto affascinante sia la mia passione, capace di suscitare angoscia per la nostra pochezza umana, ma anche gioia immensa scoprendo ogni volta che facciamo parte di un disegno grandioso».
Si chiama Mauro Gasparotto, oggi ha quarant'anni, è sposato e ha un telescopio decisamente più serio. Vive ad Azzano Decimo, profondo Friuli, provincia di Pordenone. Dopo tanti mesi di cassa integrazione, ultimamente ha trovato di nuovo lavoro: da impiegato, ma tanto gli basta. É un classico figlio della crisi, uno di quei nostri giovani uomini che vengono esortati dallo Stato a pensare comunque positivo, a non rassegnarsi, a inseguire nuove idee e a lanciarsi con ottimismo. L'ingegner Mauro mi racconta la sua storia molto italiana con un po' di amara delusione e un po' di sincero dolore.
«Da qualche estate, frequentando associazioni di astronomia e forum sul web, ho deciso di seguire un'intuizione americana: non bisogna portare le persone negli osservatori e nelle nostre sedi, dobbiamo essere noi a portare l'universo da loro. Per strada, in piazza, sul lungomare. Senza impegno e senza fatiche. Così, dopo essere andato per un po' nelle scuole, dove i bambini mi hanno ribattezzato Stelliere , ho provato a mettermi nelle strade di Caorle, in mezzo ai turisti. Ha subito funzionato. La gente vede che monto questo mio coso bianco, lo scambia per uno scaldabagno, si avvicina timidamente, chiede cosa faccio, poi si lascia conquistare...».
Racconta la bellezza delle prime reazioni, la sua vera soddisfazione. Vecchi e bambini, uomini e donne, quando posano l'occhio cambiano subito espressione ed esclamano le cose più strane. Non sempre wow e caspiterina . Ma è sempre spontaneo entusiasmo. Stupore e meraviglia, i prodotti della casa. Ma fin qui è una storia bella, una lieve storia d'estate, sebbene neanche tanto clamorosa. La svolta assurda e grottesca è di questo luglio: una sera, tra la folla in attesa di guardare, l'ingegnere Mauro Gasparotto, astronomo di strada, si ritrova due vigili in divisa. Che sta facendo? Guardiamo le stelle. Ha il permesso? E no che non ho il permesso. L'ingegnere prova a raccontare la sua odissea: mi piace stare nelle regole, ho cercato più volte di farmi dare il permesso in Comune, prima hanno provato la via dell'artista di strada, poi mi hanno detto che non ho i requisiti, quindi ho tentato con l'occupazione di suolo pubblico, ma anche lì mi hanno risposto che non rientro nelle fattispecie, ho provato di tutto, mail e telefonate, mi hanno rimpallato da un ufficio all'altro, ma il permesso non me l'hanno mai dato...
Il vero problema, il muro insormontabile, è un cartello che mannaggia a lui Mauro ha ingenuamente messo lì vicino per disciplinare la generosità spontanea degli osservatori di passaggio: «Se volete, offerta libera qui». Mi confessa: «Io ho sempre fatto tutto gratis, ci mancherebbe. Ma la gente è gentile, vuole ricambiare. Chi lascia un euro, chi cinque centesimi. Così, per evitare scene antipatiche, ho pensato al cartello. In anni di cassa integrazione, mi sono detto, può essere un modo per unire l'utile al dilettevole: anche pochi euro, per me sono preziosissimi. Chiaramente ho cercato di mettermi in regola anche per questo, non volevo grane. Ma la burocrazia mi ha sempre risposto a muso duro: non rientro in nessuna fattispecie, niente permesso. Così, quella sera, i vigili mi hanno fatto sloggiare. Fine delle osservazioni, gente delusa e arrabbiata, io a casa tra le più tristi meditazioni».
La piccola fabbrica dello stupore e della meraviglia è attualmente dismessa per causa di forza maggiore. La burocrazia italiana, la stessa che lascia le spiagge e le strade del centro libere ai suk degli abusivi con i loro marchi contraffatti, proprio di faccia alle vetrine dei commercianti, questa stessa burocrazia farlocca non permette all'appassionato di offrire ai turisti i segreti dell'universo, con offerta libera. Nemmeno se lui stesso vuole mettersi in regola. Non è previsto, non è possibile. Caorle non è posto per questo genere di stravaganze.
Per fortuna, Mauro non è tipo da arrendersi. In questi giorni ha chiesto di ricominciare poco più in là, a Lignano. Il sindaco gli ha già risposto: vediamoci, mi sembra una bella idea, troveremo il modo. Le stelle che non si vedono più da Caorle, forse si vedranno quanto prima da Lignano. L'universo è sempre lo stesso, cambiano gli uomini. E i punti di vista. Presto sapremo se questo giovane italiano sognatore troverà di nuovo spazio nel suo strano Paese, paradiso terrestre dell'ottusità. Il nuovo sogno sarebbe quello di offrire in diretta alla gente la vista della Super Luna, prevista per il 10 agosto. Napolitano e Renzi in persona dovrebbero augurargli di farcela.
Nell'attesa degli eventi, parlando di stelle e pianeti, personalmente non posso chiudere la storia senza un doveroso e grato pensiero al vecchio Albert, e per Albert
intendo Einstein, autore dell'aforisma più vero. Lo ricordo solo per i pochi che non lo conoscono, a Caorle e ovunque. Soltanto due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana. Ma sulla prima ho ancora qualche dubbio.
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