Ma davvero ci sono nazisti a Cupertino? Diciamo che di questi tempi le reazioni del mondo sono un tantino esagerate, e vestire Tim Cook (nella foto) da SS, non fa certo onore a chi lo dice. Però è vero che stavolta Apple ha fatto «Crush!», ovvero il nome della pubblicità che ha lanciato l'uscita del nuovo iPad Pro e che si è rivelata un vero disastro comunicativo. Insomma: quel video che vede un pressa gigante distruggere strumenti musicali, pennelli, vecchi videogiochi, perfino palline emoticon da cui escono gli occhi dalle orbite (davvero sgradevole...) per far rinascere poi tutto nel dispositivo della Mela, è più un segno dei tempi di ciò che sta succedendo nell'azienda più cool del mondo. Che così, davvero, rischia di non esserlo più. Immaginate la scena: riunioni su riunioni, progetti su progetti, manager su manager (compreso il grande capo), per poi dover ritirare lo spot in un amen con tanto di scuse: «Non abbiamo ottenuto il risultato sperato». Per una cosa del genere, ha scritto il Telegraph, «Steve Jobs avrebbe licenziato tutti coloro che sono stati coinvolti nel flop», Cook compreso s'intende. E il punto è appunto questo: se i creativi del mondo si rivoltano contro Apple («ci hai dato uno strumento per far esplodere la nostra vena artista, e ora ci rimpiazzi con un iPad?», fino poi all'accusa di essere come i nazisti che bruciavano i libri in piazza), che fine ha fatto la creatività della Mela? La domanda arriva dopo dimissioni eccellenti, numeri che non tornano e progetti chiusi per aver sbagliato strada.
E la domanda si dirige proprio verso Tim Cook, ora che si dice possa lasciare il timone a John Ternus. Lui però - seguendo la politica molto reale del never complain, never explain - di rimando fa trapelare grandi novità per giugno sull'intelligenza artificiale. Ma se poi Apple si riduce a un robot, che senso ha?
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