Se i consiglieri calabresi si aumentano i vitalizi

Nella regione più povera d'Europa, la Calabria, i consiglieri regionali hanno trovato il modo per aumentarsi i vitalizi

Se i consiglieri calabresi si aumentano i vitalizi

Nella regione più povera d’Europa, la casta dei consiglieri regionali trova il modo per aumentarsi i vitalizi. Succede in Calabria, dove le pensioni speciali riservate agli ex eletti sono state maggiorate dell’1,1%, per un costo aggiuntivo di 102mila euro all’anno a carico dei contribuenti.

Il consiglio regionale calabrese ha infatti approvato un atto che adegua l’importo dei vitalizi diretti e di quelli indiretti (cioè gli assegni di reversibilità, destinati ai congiunti dei politici deceduti) sulla scorta della nuova variazione del Foi-Istat, l’indice nazionale “dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati generali al netto dei tabacchi”. Come se le super-pensioni appannaggio degli ex consiglieri potessero anche solo lontanamente essere paragonate a quelle dei cittadini comuni. Ma tant’è.

I 100mila euro e passa di spese extra andranno a sommarsi ai quasi 10 milioni che ogni anno i calabresi spendono per garantire un assegno a vita a tutti quei “lavoratori” che, almeno per un mandato, hanno prestato la loro “opera professionale” nei palazzi della politica. Il vitalizio è stato abolito nella scorsa legislatura, ma i calabresi continuano ad avere sul groppone 144 pensionati di lusso, senza contare gli assegni di reversibilità.

In realtà, non c’è nulla di irregolare nel nuovo adeguamento stabilito dal parlamentino regionale. La determina che dà il via libera all’aumento prende infatti le mosse da una vecchia legge regionale del ’96, poi modificata, nel febbraio 2010, in modo tale da garantire la rivalutazione del vitalizio in base alle rilevazioni Istat.

A cambiare la norma era stata la maggioranza di centrosinistra che sosteneva l’allora governo di Agazio Loiero, in passato più volte ministro e sottosegretario negli esecutivi di Massimo D’Alema e Giuliano Amato. Il tempismo era stato perfetto: un mese dopo la modifica della legge, la Calabria sarebbe tornata al voto e avrebbe scelto la coalizione guidata dal governatore del Pdl Peppe Scopelliti. Molti esponenti del centrosinistra non avrebbero dunque centrato la rielezione, ma si sarebbero comunque garantiti una pensione al passo con il costo della vita.

La vicenda ha anche un aspetto per certi versi comico: a quella norma varata nel 2010 i politici calabresi avevano dato un nome che era tutto un programma: “Riduzione dei costi di funzionamento del consiglio regionale”.

Con il nuovo ritocco al rialzo, i vitalizi saranno aumentati a tutti gli ex componenti dell’assemblea,

anche a quelli che hanno sulle spalle diverse legislature e che ogni mese portano a casa più di 7mila euro, in una regione dove il reddito pro-capite, secondo l’ultima rilevazione Eurostat, è di soli 16.800 euro all’anno.

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