Piovono tangenti sul Pd e sulle cooperative rosse. E Matteo Renzi, che nell'ultimo anno ha dovuto far fronte a troppe inchieste che hanno colpito troppi esponenti di spicco del Partito democratico, prova a scansarsi per evitare di morirci politicamente. "Le cooperative erano forse il fiore all'occhiello di qualche progenitore del Pd, non nostro - spiega in una intervista al Messaggero - noi abbiamo un sistema molto semplice: avendo abolito il finanziamento pubblico ai partiti, ci finanziamo con le cene e con le feste dell'Unità. Non siamo più la cinghia di trasmissione di nessuno. Ma detto questo non voglio che sia fatta di tutta l'erba un fascio". I sondaggi, nei giorni scorsi, hanno parlato sin troppo chiaro: la nuova ondata di scandali ha penalizzato pesantemente il premier proprio nel momento in cui si trova a dover affrontare una lotta intestina al partito senza precedenti.
Nella lunga intervista al Messaggero, Renzi parla di un mondo che non esiste: "La verità è che c'è un clima nuovo in Italia. E basta fare il pieno o chiedere un mutuo per capire che molto è cambiato". Riesce a chiudere gli occhi davanti ai tragici dati sulla disoccupazione pubblicati in settimana dall'Istat: "Il dato di fatto è che mai come in questo momento assumere conviene. Alla fine dell'anno vedremo se i risultati sono quelli che speravamo o no". E per far dimenticare l'ennesima ondata di scandali che ha travolto il suo partito, prova a rilanciare l'azione di governo: "Dobbiamo continuare sulla strada delle riforme perché dopo tanti sacrifici, e gli italiani ne hanno fatti anche troppi ed è ora che li faccia la politica, ci siamo davvero". Ma, mai come in questo momento, l'ex rottamatore è stato così debole politicamente. All'interno della maggioranza e del governo deve affrontare i malumori delle truppe guidate da Angelino Alfano che, dopo l'addio di Maurizio Lupi e il ministero affidato a Graziano Delrio, chiedono molto in cambio. All'interno del partito, invece, c'è la minoranza che ha promesso battaglia sulla riforma della legge elettorale ricordando al premier che in parlamento i numeri non sono mai tanto scontati.
L'Italicum, dunque. La battaglia è entrata nel vivo. E Renzi non sembra disposto a cedere di un millimetro: "Io sono disponibile a mediare, sempre. Ma deve essere utile per il Paese, non per una corrente del partito. E soprattutto la mia impressione è che tornare indietro rispetto all'accordo di maggioranza di novembre farebbe scattare un bomba libero tutti". Sebbene alla direzione nazionale del Pd sia passata la linea che lui stesso ha imposto, non è così sicuro che lo stesso possa succedere in parlamento. "Se qualcuno pensa di utilizzare una parola drammatica come scissione - aggiunge riferendosi alla minoranza Pd - perché non è d'accordo su un dettaglio, peraltro secondario, di una legge elettorale che è la legge elettorale per la quale il Pd ha combattuto per anni, con ballottaggio, premio di maggioranza, norme antidiscriminatorie e collegi, non è un problema mio". L'eventilità di una scissione, però, non è certo lo spauracchio principale di Renzi. Teme piuttosto di perdere la faccia su una riforma, quella elettorale, su cui ha scomesso molto.
La prossima settimana il governo dovrà affrontare un altro, spinosissimo passaggio: la stesura della manovra economica. Testo che dovrà essere approvato dall'Unione europea. "L'Iva nel 2016 non aumenterà - promette Renzi - credo che annulleremo le clausole di salvaguardia già con le misure contenute nel Def. Ma non esiste nel modo più categorico che ci sia aumento delle tasse".
Probabilmente il premier riuscirà, attraverso mille artifici, a non far scattare la clausola di salvaguardia che fa aumentare l'Iva, ma difficilmente riuscirà a non toccare (nuovamente) le tasse. Già se ne sussurrano diverse.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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