Sea Watch spacca l'Italia. Il Viminale vieta lo sbarco. I grillini pronti ad aprire

L'imbarcazione a un miglio da Lampedusa. Salvini avverte: "Nessuno mi dica cosa fare"

Sea Watch spacca l'Italia. Il Viminale vieta lo sbarco. I grillini pronti ad aprire

Da Milano a Lampedusa. Una distanza di oltre 1.200 chilometri per coprire il braccio di ferro tra Matteo Salvini e il comandante della Sea Watch 3 la nave con a bordo 47 migranti salvati da un naufragio - secondo le testimonianze degli stessi volontari della Ong tedesca - ancora nelle acque territoriali libiche. Ieri dalla nave è arrivato il tweet che annunciava l'intenzione di attraccare a Lampedusa per permettere le sbarco dei naufraghi, e quindi l'intenzione di contravvenire al divieto di entrare nelle acque territoriali italiane. Un caso che spacca pure il governo.

E questo proprio mentre il ministro dell'Interno si trovava ancora in piazza Duomo per la manifestazione. Occasione che gli ha permesso di ribadire il suo concetto: «Non sbarcheranno mai. Finché sarò io il ministro degll'Interno i porti italiani per loro rimarranno chiusi». «Sto sentendo il presidente del Consiglio su questo», gli ha replicato il vicepremier Luigi Di Maio, di fatto, sminuendo il ruolo del ministro dell'Interno. Che aveva lanciato un monito ai suoi alleati: «Se qualcuno non è d'accordo, è complice dei trafficanti: abbiamo buoni motivi per pensarlo e per dirlo». Intendimento ribadito anche a Sky Tg24. «Mi auguro che nessuno mi dica cosa fare, se qualcuno mi chiama per farli sbarcare dico no» precisando che «su sicurezza e immigrazione le competenze sono mie».

Intanto uno dei divieti imposti venerdì dalla diffida uscita dagli uffici del Viminale è stato violato. La nave è entrata nelle nostre acque territoriali. Salvini ovviamente ha ricordato la concessione di venerdì quando ha consentito a 18 dei naufraghi a bordo di lasciare la nave. Si trattava di malati, famiglie con bambini piccoli e di un disabile. «Abbiamo fatto scendere neonati e malati, perché mai - spiega - dirò a qualcuno: voltati dall'altra parte mentre un bambino rischia la vita. La vita è sacra e quindi bimbi, ustionati e malati da quella nave sono scesi, però la nave finché sono ministro in un porto italiano non entra».

Il problema è che l'elenco degli avversari della linea Salvini si è arricchito di due nomi importanti. Beatriz Balbin, capo delle Special procedures dell'Alto commissariato Onu per i diritti umani, ha inviato il 15 maggio all'ambasciatore italiano all'Onu Gian Lorenzo Cornado, una lettera con la quale si chiede all'Italia di ritirare le direttive del Viminale sul salvataggio in mare e di interrompere immediatamente l'iter di approvazione del decreto sicurezza bis. Quei provvedimenti, secondo l'Onu, mettono «a rischio i diritti umani dei migranti, inclusi i richiedenti asilo»; fomentano «il clima di ostilità e xenofobia» e violano le convenzioni internazionali. Quelle direttive, prosegue la lettera, non sono altro che «l'ennesimo tentativo di criminalizzare le operazioni Search and rescue delle organizzazioni civili». Anche il capogruppo del Ppe all'Europarlamento e candidato alla presidenza della Commissione Ue, Manfred Weber, ha puntato il dito contro il sovranismo dei porti chiusi. «L'Ue e il Ppe - ha detto in un comizio a Zagabria - sono fondati sui valori cristiani che non dobbiamo dimenticare davanti alle immagini che vengono da Lampedusa». Il M5s si infila nella polemica recitando la parte del «volto umano» del governo e Salvini tenta di resistere: «Nessuno mi dica cosa fare sulla Sea Watch».

Intanto, il gesto «umanitario» di Salvini ha reso più difficile la gestione dei migranti rimasti a bordo.

«Si sentono traditi», ha spiegato su Twitter una delle volontarie tedesche, aggiungendo che «alcuni di loro stanno mostrando intenzioni suicide». L'accesso al porto resta negato, ma da Olanda e Germania non arriva più disponibilità all'accoglienza.

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