Se il governo Conte-bis ha incassato senza problemi la fiducia alla Camera, qualche problema in più lo avrà in vista del voto di oggi in Senato, dove il numero magico da raggiungere è 161.
Già nei giorni scorsi l’alleanza Pd-M5s-Leu, che includeva 162 senatori, aveva perso il sostegno del pentastellato Gianluigi Paragone, assolutamente contrario al patto con i dem. Un problema, questo, non troppo grave per i giallorossi. Il pallottoliere, infatti, indica che la maggioranza potrebbe allargarsi con i voti dei senatori a vita, degli ex grillini confluiti nel Misto e degli Autonomisti.
Tra senatori dei partiti di maggioranza che hanno confermato di non votare la fiducia e voci che danno almeno 21 pentastellati in bilico, i guai per Giuseppe Conte potrebbero essere solo all’inizio.
I numeri, infatti, potrebbero assottigliarsi. Ieri, ad esempio, il senatore del Pd Matteo Richetti ha fatto sapere che non dovrebbe partecipare al voto di fiducia. L’esponente dem era stato l'unico a votare contro nell'ultima Direzione Pd sul tentativo di dar vita a un governo con i 5 Stelle.
Posizione critica, la sua, ribadita con un post pubblicato su Facebook. "Faremo un governo per consentire a questo soggetto di salvarci l'anima - ha scritto Richetti - perché come scrive lui 'il Pd ha venduto l'anima alle lobby'. Sono giorni difficili per me. Non riesco a trovare l'entusiasmo che vedo in tanti colleghi”. “Se guardo in direzione della mia coerenza”, ha continuato il senatore dem, “non vedo che l'impossibilità di sostenere una ipocrisia così palese. Una stagione nuova? Con questo movimento? Non mi viene da intonare nulla, nemmeno bandiera rossa. Rifletterò in piena coscienza e responsabilità, come mi chiede di fare la costituzione. E domani parlerò in aula".
In modo del tutto inaspettato, anche Emma Bonino passerà all’opposizione. "L'intervento del presidente del Consiglio Conte alla Camera ha confermato le ragioni della decisione di Più Europa di collocarsi all'opposizione, ragioni che illustrerò domani al Senato", ha scritto su Twitter la senatrice di +Europa. Ieri alla Camera, invece, i deputati dello stesso partito, Bruno Tabacci e Riccardo Magi hanno annunciato il loro voto favorevole al governo Conte.
E non finisce qui. Non dovrebbe votare con la maggioranza Carlo Martelli, altro ex-5 stelle. La maggioranza giallorossa così può contare su 164 certi. Tra questi, i 105 dei 5 Stelle, i 50 del Pd, 9 del Misto, tra cui i 4 senatori di Leu, il socialista Riccardo Nencini e gli ex pentastellati Maurizio Buccarella, Gregorio De Falco, Saverio De Bonis, Paola Nugnes.
Almeno 12, al momento, sono i voti incerti, tra cui quelli di 5 senatori a vita. Tra i dubbiosi se accordare la fiducia al governo vi sono i due rappresentanti del Maie, Ricardo Merlo e Adriano Cario, ed i 3 della Svp.
Infine l'opposizione. I "no" alla fiducia dovrebbero essere 139: 61 di Forza Italia (il presidente Elisabetta Casellati per prassi non vota), 18 di Fratelli d'Italia, 58 della Lega e il già citato Paragone.
Questi gli orientamenti. Ma la sorpresa potrebbe essere dietro l'angolo. "C'è il rischio che 21 dei nostri facciano mancare il loro voto domani", ha dichiarato ieri all'Adnkronos un esponente del direttivo M5S a Palazzo Madama. Cifre che, al momento, non trovano conferme.
Sarebbe la partita dei sottosegretari la principale causa di fibrillazioni e malumori all'interno dei gruppi
parlamentari penta stellati. E i mal di pancia e le prese di posizione che in queste ore si registrano a Palazzo Madama vengono letti da molti come un’azione premeditata, da parte di alcuni senatori, per ottenere incarichi di peso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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