Novantaquattro navi cariche di cibo bloccate nel Mar Nero, il Cremlino che valuta di farsi pagare anche il grano in rubli e l'Onu che accusa la Russia di aver provocato una «crisi alimentare globale». Il conflitto in Ucraina non sta soltanto facendo lievitare i prezzi, ma rischia di far saltare anche le forniture dei prodotti alimentari di base a molti Paesi che già soffrivano la fame.
Dopo l'allarme lanciato in una riunione del Consiglio di Sicurezza Onu dedicato alla situazione umanitaria in Ucraina, la vice segretaria di Stato Usa Wendy Sherman ha denunciato che ci sono 94 navi alimentari civili fermate dai russi nella regione del Mar Nero, da dove proviene circa il 30% delle esportazioni mondiali di grano, il 20% del mais e il 75% dell'olio di girasole. «La Marina russa sta bloccando l'accesso ai porti ucraini, il che blocca di fatto l'esportazione di grano», ha detto la Sherman. Altre tre navi che stavano trasportando merci in tutto il mondo, noleggiate da un'azienda agricola, sarebbero state invece bombardate. E molti esportatori avrebbero rinunciato a inviare i loro carichi nel Mar Nero, anche nei porti russi. «I prezzi dei generi alimentari stanno già salendo alle stelle nei Paesi a basso e medio reddito poiché la Russia soffoca le esportazioni ucraine. In tutto il Medio Oriente e l'Africa, i prezzi già elevati delle materie prime di base, compreso il grano, sono aumentati tra il 20% e il 50% quest'anno», ha denunciato la vice segretaria di Stato, particolarmente preoccupata per Paesi come Libano, Pakistan, Libia, Tunisia, Yemen e Marocco, che dipendono fortemente dalle importazioni ucraine per nutrire le loro popolazioni. Le cifre fornite dal direttore del programma alimentare mondiale, David Beasley, fanno capire meglio l'impatto devastante della guerra sulla questione alimentare globale: solo il programma alimentare mondiale acquistava dall'Ucraina il 50% delle sue scorte di cereali con i quali nutriva 125 milioni di persone prima dell'invasione. Il rischio di carestie che incombe sui Pesi con meno risorse è stato anche al centro dei vertici G7 e Ue a Bruxelles la scorsa settimana. Ieri anche il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, in audizione al Comitato Schengen, ha messo in guardia dalla «probabile crisi alimentare causata dal conflitto dal momento che Paesi come la Tunisia importano grano proprio da Ucraina e Russia». E Mosca come risponde a tutto ciò? Paventando la possibilità di pretendere, come ha già fatto per gas e petrolio, il pagamento del grano in rubli. È stato il portavoce della Duma, Vyacheslav Volodin, ad ipotizzare la possibilità che venga ampliata la lista di prodotti esportati in rubli, includendo appunto anche il grano.
Per quanto riguarda invece le accuse su un presunto ruolo della Russia nella crisi alimentare nel mondo, è l'ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoly Antonov, a respingerle al mittente, sottolineando che le parole della Sherman sono solo «parte della guerra dell'informazione di Washington contro la Russia».
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