L'accanimento mediatico intorno alla storia che vede coinvolto l'ex spin doctor di Matteo Salvini, Luca Morisi, è così importante che molti giornali continuano a scriverne attaccando più sulla vita privata che sui fatti reali. Adesso si parla dell'esame delle chat registrate su Whatsapp che, si dice sul Corriere della Sera, «potrebbero aggiungere nuovi dettagli all'inchiesta».
Ed è questo un punto che dà da riflettere, perché il passo tra l'esame dei messaggi (sia scritti che vocali) che Morisi si scambiò con i due escort romeni e quelli che l'ex social media manager scriveva e riceva da Matteo Salvini e dai leghisti più vicini al loro leader è breve. C'è da scommetterci che chi indaga troverà il modo, forse spinto da qualche manina arrivata dall'alto, per andare fuori dal seminato. Questo perché il segretario del partito del Carroccio dà sempre più fastidio a certi ambienti. A partire dal Viminale, che ha a capo quel ministro Luciana Lamorgese che ogni giorno viene accusata di non saper gestire il problema degli sbarchi, fino alla magistratura, che vede Salvini come colui che coi Radicali ha promosso i sei referendum che potrebbero sul serio scardinare un sistema fatto di giudici troppo politicizzati. La sinistra teme il Capitano, così tanto da averlo mandato a processo per i casi legati a Gregoretti e Open Arms. E cosa meglio che trovare la scusa di un'inchiesta giudiziaria che veda coinvolto uno degli uomini più vicini a Salvini?
Petre, uno dei due romeni, ha svelato quelli che sarebbero stati gli accordi con Morisi. Nelle versioni date alla stampa si è contraddetto più volte, riferendo prima di un compenso pattuito di 4mila euro, quindi di 2.500. Poi dicendo che si sarebbe sentito male, sarebbe fuggito. A piedi o in auto? Avrebbe chiamato quindi lui i carabinieri, ma i vicini di casa dell'ex social media manager smentiscono. E quel flacone di droga dice sarebbe stata di chi lo aveva adescato in rete. Ma veramente fu adescato o dietro c'è altro?
Morisi potrebbe essere interrogato già la prossima settimana dopo la richiesta del suo avvocato Fabio Pinelli.
L'uomo mostrerà a chi lo interrogherà quegli sms scambiati coi due giovani. Assicura che sarà in grado di dimostrare che quel flacone di presunto Ghb (droga dello stupro) non era suo. Ma anche i due romeni dicono di essere disposti a far leggere gli sms che si scambiarono quella sera. Sarebbero stati contattati su un sito di incontri gay. A favore di Morisi c'è però un dettaglio. Negli ambienti degli escort milanesi si dice che i due giovani sono ben noti e a «un certo punto delle serate chiedono più soldi di quelli pattuiti, e se ti rifiuti ti minacciano di chiamare la polizia, o comunque di rovinarti pubblicamente».
Che sia rimasto vittima di un ricatto? Che lo abbiano riconosciuto e abbiano pensato in quel modo si farsi pagare più soldi in cambio del silenzio? Questo saranno le indagini a stabilirlo. Una cosa è certa, prevedono alla Lega: finito il periodo elettorale anche la storia di Morisi finirà nel dimenticatoio come tutte i tentativi pregressi di coinvolgere il Carroccio in scandali giudiziari pre elettorali.
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