Il bipolarismo destra-sinistra è morto e a certificarne la fine è il Paese eurocontinentale che l'ha inventato. Stiamo ovviamente parlando della Francia. Non solo la sfida tra Macron e Le Pen è tra il Paese integrato, centrale, d'en haute e quello anomico, periferico, d'en bas. Ma anche perché l'opposizione tra il presidente uscente e Marine è quella tra due destre. Uno scenario molto lontano da quello di cinque anni fa, in cui Macron si presentò come un candidato di centro-sinistra, diremmo socialista liberale, per il suo passato recente, per la sua squadra, per il suo linguaggio e per le sue proposte. Mentre Le Pen era l'emblema della destra, nazionalista ed euro scettica. Ma Macron ha presieduto il Paese da centro-destra: non solo il personale governativo, a cominciare dai primi ministri, veniva da Chirac e Sarkozy, ma anche le principali riforme (non molte, a dire il vero) si sono collocate sulla linea di una destra liberale, europea, dura contro islamismo e immigrazione clandestina - lo sappiamo noi a Ventimiglia. E l'ultima campagna di Macron, con gli slogan su lavorare di più e in pensione più tardi, ricordano gli accenti del Sarkozy dei tempi d'oro. Tanto che Macron si è divorato i voti dei Républicains: la sparizione degli eredi di De Gaulle, cinque anni fa forti ancora del 20%, è infatti clamorosa. Il centro destra, o destra repubblicana e conservatrice, non è però svanita: oggi Macron ne è il leader. Ci fa dunque un po' sorridere Letta quando lo cavalca: fa bene, ma sappia che appoggia posizioni non molto diverse da quelle dei Conservatori inglesi, dei liberali tedeschi e dei popolari spagnoli, e di Forza Italia. Pure l'atlantismo, anche se ragionato, visto che parliamo pur sempre di un francese, è un'altra caratteristica di questa destra: tra tutti i candidati principali più o meno filo Putin, Macron era l'unico a stare con l'Occidente. Che destra è invece quella di Le Pen? Sovranista? In realtà ha abbandonato il tema dell'uscita dall'euro. Dio, patria e famiglia? Per nulla: è laicista, relativista e quasi femminista. E anche contro l'immigrazione, il refrain è più sui temi economici che identitari. Potremmo definirla una destra statalista-socialista, visto che per ogni questione la soluzione è l'aumento della spesa pubblica. E «orientale» quanto a collocazione geopolitica.
Se in Francia ci auguriamo vinca quella di Macron, altrove le due destre possono allearsi solo se la prima equilibra la seconda: cioè se il centro-destra tempera la destra. Il 24 aprile sarà perciò decisivo anche per la politica del nostro paese.
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