Si vantano per i meriti altrui

È stata tutta una corsa a mettersi la medaglia del primo vaccino, dal commissario Arcuri al ministro Speranza onnipresenti da ieri sulle reti della tv di Stato

Si vantano per i meriti altrui

È stata tutta una corsa a mettersi la medaglia del primo vaccino, dal commissario Arcuri al ministro Speranza onnipresenti da ieri sulle reti della tv di Stato. In effetti c'è da essere contenti, l'Italia non è arrivata in ritardo all'appuntamento tra i Paesi europei (la Gran Bretagna ormai fa caso a sé). Ma il motivo di tanta puntualità è proprio perché il vaccino è l'unica cosa di questa pandemia non gestita dal nostro governo. Se da ieri qualcuno di noi è più al sicuro di altri, lo si deve nell'ordine: agli scienziati che hanno lavorato bene, ai sempre criticati colossi farmaceutici e alla altrettanto maltrattata Unione europea che ha messo sul tavolo una montagna di euro, circa undici miliardi, per calmierare i prezzi. La quota italiana, secondo fonti ufficiose un tweet sfuggito alla ministra del Bilancio del Belgio poche settimane fa - sarà di 1,5 miliardi per duecento milioni di dosi.

Conte, Arcuri e Speranza sull'arrivo dei vaccini non hanno toccato proprio palla, semmai il problema è proprio che da ora in avanti tocca a loro gestire distribuzione e somministrazione e non vorremmo si ripetesse il caos delle mascherine, dei tamponi, dei banchi a rotelle e pure del normale vaccino anti influenzale, di fatto introvabile. «Le persone che sentono il bisogno di dire quanto successo hanno recita un famoso detto non sono affatto persone di successo», per cui al posto dei nostri governanti chiacchieroni sarei cauto a sventolare la bandierina del vaccino come un loro successo personale. Anche perché la strada è ancora lunga e tortuosa. Se tutto va bene, ma proprio tutto, ci vorranno mesi, qualcuno parla di un anno, perché l'operazione sortisca l'effetto sperato di una generale e sicura immunità.

A nessuno di noi infatti è concesso fare quello che ha fatto il governatore Pd della Campania Vincenzo De Luca, cioè scavalcare la fila e rubare il vaccino a qualcuno che ne ha più diritto. Non ci è concesso neppure se siamo malati o particolarmente fragili. De Luca ha 71 anni, e se non sbaglio, tra le categorie a rischio, prima vengono gli ultra ottantenni e in Campania ce ne sono ben 300mila.

Se proprio voleva dare il «buon esempio», come ha sostenuto ieri, meglio avrebbe fatto a cedere la sua «dose istituzionale» che si è auto-assegnato a qualcuno più bisognoso di lui. Di capitani che pensano a mettersi in salvo prima dei passeggeri ne abbiamo avuto uno e ci basta. Vero, presidente De Luca-Schettino?

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