Siamo un paese insicuro: tutte le falle nella sicurezza

Dai tribunali agli stadi passando per le sedi istituzionali: l'odio, la follia, la disperazione colpiscono indisturbati

Siamo un paese insicuro: tutte le falle nella sicurezza

"Un fatto che ci ha colpiti profondamente, gravissimo, inaccettabile, che purtroppo ha precedenti, ma non doveva succedere e speriamo non succeda mai più". Così ha commentato la sparatoria di ieri al Palazzo di Giustizia, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano.

Una dichiarazione che però si scontra con la realtà di un paese insicuro, soprattutto nei suoi punti nevralgici. Che sia un tribunale, uno stadio, un luogo istituzionale, la storia non cambia, anzi si ripete ciclicamente. L'odio, la follia, la disperazione colpiscono indisturbati. Prima la tragedia, poi le frasi di circostanza e quel correre ai ripari, sempre a posteriori.

Al netto dell'imprevedibilità, la sicurezza è garantita? A giudicare dalle cronache, la risposta non può che essere negativa. Se una persona riesce a entrare armata e a uccidere in uno dei principali tribunali d'Italia mostrando un falso tesserino, la falla è evidente. E come ha ricordato Alfano, ha pure dei precedenti: come quello dell’ottobre del 2007, nel tribunale di Reggio Emilia, dove in una causa di divorzio, il marito, noto per essere un violento, sparò uccidendo la moglie e il fratello di lei, ferendo l’avvocato ed un poliziotto, prima di essere freddato da un altro agente di polizia. Anche in quel caso finì sotto accusa la facilità con la quale una pistola entrò in tribunale.

Ma non sono solo le aule di tribunale a finire nel mirino. Ci sono anche le istituzioni. Come a Cardano al Campo, nel Varesotto, dove nel luglio del 2013 un ex agente della polizia municipale sospeso dal servizio entrò in Comune ed aprì il fuoco
contro il sindaco, Laura Prati, morta in ospedale dopo tre settimane di agonia, ed il suo vice, rimasto invece ferito. O come nel marzo 2013, quando un uomo entrò a Perugia nella sede della Regione Umbria, dove uccise due impiegate prima di spararsi.

E come non citare i colpi sparati lo scorso 28 marzo davanti al teatro Cilea di Reggio Calabria, dove era in corso il congresso di Magistratura democratica e dove era presente il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. E come si spiega la facilità con cui due ragazzi si sono finti operai, sono entrati nei cantieri dell'Expo e hanno lasciato, indisturbati, una finta bomba?

Nel novero dei posti insicuri rientrano sicuramente anche gli stadi, abbandonati dalle famiglie e diventati spesso covo di delinquenti e luogo in cui scatenare le proprie frustrazioni.

Come non ricordare il caso del tifoso del Napoli, Ciro Esposito o quello del motorino che volò dagli spalti di San Siro. Ogni posto nasconde falle nella sicurezza. Falle a cui almeno per il momento il governo, e in particolare il ministero dell'Interno, non hanno posto rimedio.

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