Siccità, la bozza del decreto si fa attendere: sul nome del commissario partita ancora aperta

Oggi il Cdm, ma il piano potrebbe slittare. Pichetto: "Emergenza planetaria"

Siccità, la bozza del decreto si fa attendere: sul nome del commissario partita ancora aperta

Alla Conferenza sull'Acqua delle Nazioni Unite a New York, il ministro dell'Ambiente Pichetto Fratin l'ha definita «una delle più gravi emergenze planetarie». Ma la scarsità dell'acqua non è più retaggio dei paesi africani, ora tocca da vicino l'Europa, il nostro paese, penalizzando soprattutto le regioni del Nord. Il governo è consapevole dell'enorme problema e ha annunciato una forte accelerata per gestire questo fenomeno. Dopo settimane di annunci, però, il decreto contro la siccità non fa ancora capolino. Oggi, in consiglio dei ministri, era in elenco anche il testo di questo provvedimento ma ogni ministero interessato ha smentito l'esistenza di una bozza.

Eppure le necessità sono tante e incalzano: dall'agricoltura alle prese con le semine di primavera in pericolo, alla rete idrica che resta un colabrodo nonostante se ne parli da anni senza che nessuno coordini un cambio di passo. E la pioggia benefica scarseggia. Allora non si spiega il perché di questi rinvii. In realtà, il nodo è squisitamente politico. E ruota attorno al nome del commissario. I partiti della maggioranza non hanno ancora fatto fronte comune su questa importante figura che avrà compiti molto delicati. A lui spetterà il compito di sbloccare opere incagliate da ricorsi e burocrazia usando deroghe ad hoc. Dovrà adottare misure di semplificazione e accelerare i lavori e gli appalti di primaria importanza per arginare la siccità. Tutto questo avverrà a stretto coordinamento con la cabina di regia dove i ministri competenti presenteranno le rispettive necessità.

L'incarico pressante non è adatto a un ministro in carica, che ha altre mille cose da fare. Ma il vice premier Matteo Salvini non si spaventerebbe per un eventuale incarico: «Non mi risparmio, se penso serva al Paese la faccio», risponde in tv ad una domanda di Bruno Vespa. Ma in altra occasione aggiunge che il problema non è il nome ma il ruolo. «Dev'essere dotato precisa Salvini di un personale numericamente plausibile». Viene spontaneo fare un'analogia con il generale Figliuolo, l'ultimo commissario straordinario che ha dato una svolta all'organizzazione (prima nelle mani del commissario Arcuri) per fronteggiare la pandemia. Il suo lavoro è stato svolto in modo eccellente grazie alla dedizione e alla sua competenza anche nella logistica.

Ma contro l'emergenza idrica, la battaglia non è contro un virus, ma contro un'annosa e spesso cattiva gestione del settore idrico. E per risolvere il problema, suggerisce Salvini, intervenendo all'evento della Community valore acqua per l'Italia: «Servono poteri, cabina di regia, eventuale commissario e soldi perché altrimenti non se ne esce». In realtà, di soldi ne girano già.

Il ministro Fratin ricorda che nel Piano di Ripresa e Resilienza la mobilitazione di fondi per le risorse idriche sono pari a 4,38 miliardi di euro in cinque anni, oltre «al potenziamento con un investimento di 600 milioni di euro al 2026 della capacità di monitoraggio delle acque e di prevenzione dei rischi» e «l'intervento di rinaturazione del Po» su cui sono stati investiti 357 milioni.

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