Finisce l'esperienza di Vittorio Sgarbi alla guida della Cultura nella Regione Sicilia. "Me ne vado, ma non di mia iniziativa, sono stato cacciato fuori", ha detto il noto critico d'arte, neo deputato, parlando con i giornalisti a Palermo. "C’era un patto in base al quale sarei rimasto assessore in Sicilia, anche se eletto al Parlamento, e che me ne sarei andato solo se fossi diventato ministro", ha aggiunto, "ora chiedo almeno di avere il tempo di firmare gli ultimi provvedimenti, non si tratta più di scegliere, me ne vado".
Poi Sgarbi rivela altri dettagli interessanti: "Il mio assessorato non è una scelta di Musumeci, ma un accordo politico che va rescisso con la volontà delle due parti". La nomina ad assessore, quindi, era nata da un "patto tra galantuomini". Ma che significa? Lo spiega lo stesso Sgarbi,
"Ho fatto riferimento al patto tra galantuomini - precisa - perché la mia nomina ad assessore è stata ponderata da Berlusconi, Ghedini e Musumeci, peraltro con una lettera sottoscritta da Berlusconi a Musumeci, quando si è valutato, sulla base dei sondaggi di Pagnoncelli, che le liste dei candidati di Rinascimento in tutti i collegi siciliani, che il 'Movimento in Rivoluzione' fondato da Giampiero Samorì tenacemente intendeva presentare, poteva raggiungere tra i 5 e i 7 punti percentuali, togliendoli tutti all'area del centro destra. Nella situazione in essere al momento, e con me candidato presidente, sarebbe stata la differenza per far perdere Musumeci e consegnare la Regione ai 5 Stelle. Se ne desume che Musumeci, nel patto tra galantuomini, deve la sua vittoria alla mia scelta. Si può anche dimenticare, ma è un dato di fatto".
"Miccichè voleva che io rimanessi il più possibile - prosegue Sgarbi -. È stato molto disponile. La data del 27 l'ha in realtà indicata l'assessore Cordaro come prima data utile. Era la posizione della giunta rispetto a un corpo estraneo quale sono io. Mi pare di avere fatto bene nelle condizioni in cui ero e in tre mesi di lavoro".
Sgarbi rivendica i risultati raggiunti
"Mi dispiace non essere gradito - aveva detto tre giorni fail critico d'arte - nonostante io abbia fatto molto più di quello che mi viene riconosciuto, a partire dalla mostra su Boldini che ho disertato oggi, sapendo che non sarebbe stato oggetto della conferenza stampa, e per la quale ho incardinato il rapporto tra i marchesi Berlingeri, proprietari del dipinto, e Raffaele Bonsignore, presidente della Fondazione Sicilia che ha sostenuto tutte le spese e seguito le mie indicazioni di allestimento.
Aggiungo, per il presidente Musumeci, che tra le iniziative in corso, dopo una riunione alla quale anch'egli ha partecipato, vi è quella con lo sponsor privato che s'impegna per la ricostruzione del Tempo G di Selinunte per un costo di 39 milioni di euro, senza alcun contributo regionale. È questa la ragione per cui intendo arrivare alla conclusione naturale del mandato, secondo le indicazioni del Parlamento".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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