Dal siero al piano fantasma. Speranza sotto accusa

Nel centrodestra tanti dubbi sulla gestione del ministro: "Ostaggio di boiardi bersaniani"

Dal siero al piano fantasma. Speranza sotto accusa

L'ultimo tassello del mosaico di dubbi intorno al ministero della Salute l'ha aggiunto Sandra Gallina. La negoziatrice dell'Unione europea ha spiegato che nella fase in cui si trattava la prenotazione dei vaccini, diversi Stati hanno acquistato meno dosi di Pfizer e Moderna delle quote che spettavano loro in base alla popolazione, perché più costosi.

Germania e Danimarca, pur di chiudere i contratti, hanno rilevato l'inoptato. Scelta saggia, perché sono le aziende arrivate per prime al vaccino e le più puntuali nelle consegne. Il primo a depositare un'interrogazione per chiedere al ministro Roberto Speranza perché l'Italia, come pare sia accaduto, non abbia approfittato dell'occasione, è il deputato di Fdi Galeazzo Bignami, molto impegnato a far luce su tutta la gestione della pandemia. Ma pare che anche nella maggioranza sull'azione del ministero della Salute ci siano molti dubbi. «Speranza è un tipo con cui è difficile litigare -confida un esponente di spicco del centrodestra- ma è ostaggio della ditta bersaniana che ha ancora in pugno il ministero».

Il riferimento è alla pletora di boiardi targati Pd piazzati in tutta la catena di comando della Salute. Osservazione che ritorna nelle parole di Bignami: «Abbiamo salutato con favore il fatto che Draghi abbia sostituito Arcuri e promosso cambiamenti ai vertici di Protezione civile e Cts -dice il deputato di Fratelli d'Italia- ma molti dei nomi che erano nel Cts sono rimasti in carica ai massimi livelli del ministero: è rimasto intatto proprio il fulcro della continuità con la gestione precedente».

Eppure l'elenco delle ombre sull'azione del ministero si allunga in continuazione. Draghi, durante la conferenza stampa sul Dl Sostegni, ha fornito una spiegazione per la frenata sul Mes che ha fatto sobbalzare più di qualcuno: «Prendere il Mes in assenza di un piano per la sanità, può significare buttare via i soldi». Il più lesto a cogliere la vera implicazione della frase è stato Maurizio Gasparri: «Vuol dire che Speranza, a un anno dalla emergenza coronavirus, non ha ancora preparato un piano sanitario adeguato alle esigenze del Paese. Ed allora perché Draghi si tiene Speranza accanto e lo difende?».

Negli ultimi giorni è risultato piuttosto evidente che il capo del governo stia marcando sempre più le differenze con Conte. Solo fugaci accenni a quanto non era stato fatto e ora è stato affrontato, ma accenni significativi, considerando che Draghi resta fedele al suo stile votato all'understatement da ex banchiere centrale. Ad esempio sulle vaccinazioni, dove il premier sta concentrando i suoi sforzi. Resta il fatto che l'inizio del disastro risieda in una frasetta contenuta nel precedente piano vaccinale, quello figlio di Arcuri e Speranza, in cui si prevedeva tra le categorie cui dare priorità, «altre categorie essenziali». Una voce omnibus che ha scatenato la corsa di ordini, lobby e caste varie a dimostrare di essere essenziali, o quantomeno di non esserlo meno delle altre. Un errore clamoroso che stiamo ancora pagando. Ieri il numero dei vaccinati tra i 20 e i 50 anni è arrivato a 316mila, mille in più di quelli tra i 70 e i 79, decade che ha pagato un duro dazio al Covid in termini di ammalati e vite umane spezzate.

Su Speranza, tra l'altro, si addensano anche le pesanti accuse rivelate dall'inchiesta di Der Spiegel, accuse cui dal ministero non è arrivata risposta.

Il ministro di Leu oltretutto è il fan numero uno delle chiusure a oltranza, tema con cui il rischio di scontri con la Lega è all'ordine del giorno. Non è un caso che da qualche giorno tra gli hashtag di tendenza su Twitter aleggi «#SperanzaDimettiti».

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