Nei laboratori di Moderna si cerca di giocare d'anticipo sul virus e ci si prepara a riadattare il vaccino contro le varianti del futuro. Non solo, si aumenta la produzione di dosi, tanto che per il 2022 si calcola di consegnare a Stati Uniti ed Europa qualcosa come 1,4 miliardi di dosi. A entrare nel dettaglio di quel che avviene all'interno dell'azienda big è Andrea Carfì, alla guida del team della Ricerca per le Malattie Infettive a Moderna.
Per aumentare la produzione di vaccini crede sia utile riadattare gli stabilimenti sul territorio?
«Per acquistare e installare tutte le strumentazioni e riadattare i laboratori ed avere le necessarie approvazioni dalle agenzie regolatorie ci vuole tempo. Soprattutto nel caso di tecnologie nuove come quella dell'Rna non credo ci siano molti vantaggi ad usare stabilimenti esistenti nel territorio. A questo proposito Moderna ha deciso d'investire ulteriormente nelle sue capacita produttive e di aumentare la produzione da 700 milioni adesso a 1,4 miliardi di dosi per il 2022».
Di che tempi si parla?
«Ci vogliono dai sei ai nove mesi per la produzione, altri due o tre mesi per le questioni burocratiche e le autorizzazioni».
Come procede la sperimentazione sulla terza dose contro le varianti?
«Molto bene. Stiamo cercando di capire se per la terza dose possono bastare meno di 100 microgrammi. In quel caso, dimezzando la quantità di prodotto, potremmo realizzare più fiale e aumentare la produzione. Al momento, anche la versione corrente del vaccino crea protezione contro la variante inglese. Dagli studi in vitro, sulla variante sudafricana perdiamo parte della potenza. Assieme agli studi sulla terza dose stiamo anche sperimentando un mix tra il vaccino corrente e la nuova versione su persone che hanno già ricevuto la seconda dose. Gli studi clinici cominceranno a marzo».
Nei laboratori si cerca di giocare d'anticipo sull'evoluzione del virus.
«Esattamente. Cerchiamo di prevedere le future varianti. Il virus si evolverà di sicuro, noi dobbiamo essere più veloci di lui».
È un piano realistico?
«Il vaccino che abbiamo sviluppato si basa su una tecnologia Rna che permette di generare vaccini efficaci molto rapidamente. Ci serve solo la sequenza del virus per iniziare a sviluppare il nuovo vaccino».
In Italia, è obbligatorio avere nei magazzini almeno il 30% delle dosi di scorta per non rimanere a secco. Ma gli unici che hanno accelerato sulla campagna vaccinale sono quelli che hanno trasgredito a questa regola.
«Certi Paesi come l'Inghilterra hanno deciso di ritardare la somministrazione della seconda dose dei vaccini. Stiamo adesso imparando i potenziali vantaggi che queste strategie possono avere. Detto questo, qualunque cambiamento rispetto al regime e dose usato negli studi clinici di fase 3 deve essere valutato dalle agenzie regolatorie».
Certi Paesi sono anche riusciti ad avere più dosi. La fase dell'acquisto è stata quella che ha rallentato l'avvio delle vaccinazioni?
«La scienza ha fatto tutto il possibile e più di un vaccino in un anno è un risultato unico.
Per il resto, diciamo che c'erano parecchie incognite. Gli Stati Uniti hanno fatto dei grossi investimenti economici e acquistato da molte case farmaceutiche prima che i vaccini fossero pronti e se ne fosse dimostrata l'efficacia».
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