C'è un «recovery fund» che passa inosservato: è quello lombardo. Oggi si parla molto degli 82 miliardi a fondo perduto che dall'Europa arrivano all'Italia. Se ne parla come di un evento storico, epocale, che suscita reazioni forti. Si nota meno il fatto che ogni anno dalla Lombardia arrivi al Paese una cifra paragonabile, per ordine di grandezza: sono i 54 miliardi di residuo fiscale della prima regione italiana per Pil. A tanto, 54 miliardi, ammonta la differenza fra l'ammontare dei tributi che la Lombardia paga e l'ammontare dei servizi che riceve dallo Stato. Ebbene, questa differenza è «devoluta» - a fondo perduto - al resto del Paese, quindi alle altre Regioni, o almeno a quelle che ricevono più di quanto versino.
Questo «fund» passa inosservato, anzi le esigenze della Lombardia vengono spesso guardate con ostilità dal governo e dalla sinistra, fino al clamoroso paradosso dei mesi scorsi, quando la Lombardia ha dovuto prima affrontare da sola l'emergenza Covid e poi subire una campagna contraria ispirata da ragioni politiche, e un'ostilità dovuta alla sua storia di centrodestra e al suo modello liberale.
Di residuo fiscale si è parlato in occasione del referendum sull'autonomia, che verteva - come da Costituzione - sulla possibilità per le Regioni di negoziare con il governo «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia». Il referendum è stato celebrato il 22 ottobre 2017 e lo ha stravinto il sì, ma il negoziato si è arenato sulle resistenze dei 5 Stelle e poi è stato accantonato per l'emergenza sanitaria. Lombardia e Veneto però non lo hanno dimenticato, affatto, anzi intendono riattivarlo. E le imprese del Lombardoveneto sperano di ripartire dallo stesso residuo fiscale, nonostante lo shock patito con il «lockdown». Per le imprese, ciò sarà possibile solo se il cuore produttivo del Paese riceverà un'attenzione particolare. «L'accordo è positivo - osserva per esempio Antonio Maria Leonetti di Confapi Milano - ma vedremo se queste risorse saranno impiegate per cose importanti». Confapi un mese fa ha proposto una grande infrastruttura: una metropolitana regionale. «È bene ricordare - ha detto il presidente di Confapi Milano Nicola Spadafora - che la Lombardia ha un avanzo di oltre 54 miliardi in favore di Roma. Nonostante ciò, di infrastrutture in Lombardia non si sente neppure parlare». «La Lombardia - ha aggiunto - è stata irresponsabilmente estraniata da ogni ipotesi di intervento infrastrutturale». E ora? «Ora la partita è tutta italiana - dice Leonetti - io temo per esempio che con questo governo sarà tutto incentrato sull'Ilva, e lo dico da calabrese, non possiamo dimenticare che per rimettere in piedi l'Italia occorre rimettere in piedi la Lombardia».
«Siamo soddisfatti di questo primo passaggio - spiega Spadafora - ma ora più che mai occorre concentrarsi su strategie di sviluppo a medio-lungo termine. Digitalizzazione, infrastrutture e sostegno alle aziende private dovranno dunque indirizzare l'azione del governo. Con un particolare contributo alla ripresa della Lombardia».
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