La sinistra anti italiana ora vuole dare lezioni sulla Patria

La parola "patriota" manda in tilt la sinistra: "Usata come sinonimo di camerata". Poi l'anatema contro la Meloni: "Una così non va legittimata"

La sinistra anti italiana ora vuole dare lezioni sulla Patria

Alla sinistra proprio non va giù. Tutta questa storia del patriottismo la manda ai matti. Non si capisce bene però se a farla andare in tilt sia Giorgia Meloni, che chiede un'ovvietà (ovvero un capo dello Stato che faccia gli interessi dell'Italia e non delle consorterie internazionali) oppure lo spauracchio del fascismo. Non appena sentono la parola "patria", i progressisti con lo status symbol dell'antifascismo militante scattano sull'attenti e lanciano l'allarme. E così succede che, nel rispondere a un lettore che a Repubblica racconta di aver "provato un discreto senso di nausea" nel sentire la Meloni pronunciare la parola "patriota", Francesco Merlo inviti la leader di Fratelli d'Italia ad "avere più pudore" a usare certa terminologia e poi, rispolverando dal passato "i picchiatori neri che organizzavano spedizioni punitive e agguati", gli Anni di Piombo, il terrorismo nero e il discorso di Giorgi Almirante in cui diceva che "il fascismo non è il nostro passato ma il nostro futuro", confidi ai suoi lettori di provare "inquietudine" nei confronti di un partito che oggi ha per modelli il premier ungherese Viktor Orbàn e gli spagnoli di Vox.

Da sempre la sinistra se ne va in giro a dare patentini. Adesso vuole mettere bocca pure sul dizionario italiano e decidere cosa è patriottico e cosa non lo è, chi lo è e chi non lo è. Ovviamente, a detta sua, la Meloni e i suoi Fratelli d'Italia non lo sono. Ancora di più. La Meloni userebbe la parola "patriota" per camuffare un'altra parola che oggi non può più dire. Tra i sostenitori di questa idea assurda c'è anche Gad Lerner. "Meloni adopera la parola 'patriota' come sinonimo di 'camerata', cioè come distintivo retorico della sua comunità - ha scritto su Facebook nelle scorse ore - ma il nazionalismo oggi è solo un ferrovecchio riciclato". Anche il Fatto Quotidiano è della stessa idea: è "una rimarcatura amnesica di ciò che ha portato la nazione alla guerra civile", e cioè (sentenzia Daniela Ranieri) "camerata, eroe, martire, con echi da crociata pre-battaglia di Lepanto". Una forzatura spinta da una sfrenata ideologia che, come spiega anche Francesco Giubilei su questo giornale, finisce per equiparare il concetto di Patria al fascismo nonostante decenni di storiografia abbiano ampiamente mandato al macero questo tipo di approccio che risulta non solo limitativo ma del tutto errato.

Per anni bastava parlare o scrivere di Patria per essere tacciati di fascismo. L'egemonia della sinistra nelle scuole, nelle università e nei media aveva del tutto messo al bando un concetto che dovrebbe ispirare solo ideali alti. Erano in molti a sognare la bandiera rossa al posto del Tricolore o Bella ciao al posto dell'Inno di Mameli. Quel bieco retaggio ce lo trasciniamo ancora oggi nell'odio che i centri sociali riversano contro le forze armate e le forze dell'ordine. I muri imbrattati con l'immonda scritta "10, 100, 1000 Nassiriya" sono frutto dello stesso humus culturale. La destra ha faticato a lungo a far uscire l'intero Paese da questo pantano. Oggi, fortunatamente, la gente comune usa il termine patriota in modo giusto. E cioè, come spiega la stessa Treccani, per riferirsi a una "persona che ama la patria e mostra il suo amore lottando o combattendo per essa".

Alla sinistra, purtroppo, ancora non va giù. E non soltanto il fatto che la Meloni si riappropri di una parola ("patriota" appunto) che per certi pasdaran può essere attribuita soltanto ai partigiani che fecero la Resistenza contro il fascismo. A farla imbufalire sono i vari Enrico Letta e Giuseppe Conte che vanno a parlare ad Atreju.

"Cari frequentatori della festa di Atreju, giornalisti inclusi che sfilano magari sperando in un posto in Rai nella prossima tornata di nomine, ma veramente volete legittimare una così?", scriveva lunedì scorso il direttore del Domani, Stefano Feltri, pronunciando l'anatema che tutti gli altri si limitano a sottendere: la destra non va legittimata, deve "tornare nelle fogne" come invocavano negli anni Settanta. Ecco che ora è tutto chiaro. È chiaro che quanti vogliono mettere il bavaglio alla destra sono gli stessi anti italiani che provano "nausea" e "inquietudine" quando sentono la parola patriota.

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