Sinistra e condono: il tetto al reddito degli "evasori" è solo un falso mito

Il limite di 30mila euro sopra il quale non c'è pace fiscale penalizza chi è più colpito dalla crisi. La simulazione del Mef svela la bugia: l'83% dei debitori è nella fascia medio-bassa

Sinistra e condono: il tetto al reddito degli "evasori" è solo un falso mito

Nel Pd va così. Sarà che non è più segretario, ma Nicola Zingaretti ha fatto appena in tempo a chiedere ai soci di maggioranza di «non piantare bandierine» che subito i dem sventolano tutto il gran pavese ideologico.

Il campo di gioco preferito è il fisco, su cui il Pd ha una solida tradizione di ipocrisie e strabismi, come ha evidenziato ieri la neo vicesegretaria Irene Tinagli: «C'è chi è rimasto affezionato a idee del passato: difendi A senza renderti conto che la vera povertà si è trasferita su B». E infatti sul condono contenuto nel Dl Sostegni i dem stanno rovesciando una fitta serie di luoghi comuni falsi. Vediamoli uno per uno.

Storia Il capocorrente Andrea Orlando si è incaricato di riassumerli tutti, a partire dal fatto che il Pd ha una «storica contrarietà a misure di condono». In realtà i dem una volta al governo hanno varato numerose sanatorie: rottamazione delle cartelle, voluntary disclosure, rottamazione delle liti pendenti. Ma non solo: il Pd attuale ha votato in Commissione finanze alla Camera un parere sul Pnrr in cui si auspica la «revisione del cosiddetto magazzino fiscale dell'Agenzia delle entrate, procedendo, laddove opportuno, alla totale o parziale cancellazione dei crediti fiscali inesigibili - pari attualmente al 91% dei crediti da riscuotere». Qui risiede tra l'altro una contraddizione politica che potrebbe creare problemi in Parlamento: i 5 Stelle hanno condiviso il documento e anche in Consiglio dei ministri non hanno mostrato opposizione al condono. Ora Orlando li invita a «non andare dietro la Lega sul fisco».

Equità Tinagli nella sua intervista ha ben chiarito che i nuovi poveri vanno cercati soprattutto «tra autonomi e partite Iva». Invece il Pd ha voluto porre un tetto di reddito per usufruire del condono, 30mila euro, e di tempo: solo cartelle fino al 2010, che sono per lo più prescritte. Il limite di reddito dovrebbe garantire l'equità. Peccato che stando a una simulazione del Mef su tre milioni di contribuenti debitori, l'83 per cento abbia un reddito inferiore ai 30mila euro. Quelli che il Pd considera «evasori» in grande maggioranza non sono ricchi, ma classe medio bassa. Limitando al 2010 il condono, a queste persone è stata tolta la possibilità di sanare il 75% delle pendenze.

Evasione Secondo Orlando, un condono più ampio avrebbe l'effetto di «indebolire la fedeltà fiscale». Un'affermazione che fa il paio con un altro ritornello (falso): pagare meno per pagare tutti. Ma sono i condoni a indebolire la fedeltà o è un fisco talmente ingiusto e inefficiente? Un fisco che si ritrova con 18 milioni di italiani non in regola e poi non riesce a riscuotere cartelle esattoriali del 2000: 21 anni fa.

Regalo Altro classico: il condono è un regalo agli evasori. «È uno schiaffo a chi paga tutte le tasse e un messaggio ai furbi», dice infatti Nicola Fratoianni di Sinistra italiana. In realtà è solo la cura palliativa necessaria di un sistema malato: lo Stato condona la sua inefficienza. Che regalo è se anche la sinistra ha votato un documento in cui si afferma che il 91% di quei crediti sono già inesigibili?

Covid Ancora Orlando sostiene «che è meglio dare soldi a chi è in crisi per colpa del Covid che a quanti hanno contenziosi con il fisco». Già, peccato che i contenziosi aperti con il fisco, per chi ha partita Iva, costino soldi.

E sono proprio le partite Iva a pagare il prezzo più alto della crisi. Il Pd, imponendo il tetto di 30mila euro riferito al reddito 2019, esclude chi guadagnava 35-40.000 euro nel 2019 e nel 2020 ha perso tutto: le vere vittime della pandemia economica.

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