Un tempo l'estate era terra di conquista dei paparazzi. Macchine fotografiche indiscrete con teleobiettivi mastodontici appostate ovunque. Il bacio di un nuovo amore o di un tradimento colto in flagrante. Soubrette in defaillance fisica o topless rubati. E poi la bella-vita e le feste più in. Una valanga di scatti (e articoli) con cui riempire settimanali patinatissimi e inondare gli ombrelloni degli italiani. Un tempo chi voleva salvaguardare la propria privacy sapeva di doversi tenere alla larga dall'occhio sfacciato dei paparazzi. Oggi deve guardarsi dalle malevole lingue dei moralisti di sinistra. Che, anziché prendere d'assalto i vip, danno la caccia a ben altra preda: il governo.
Il tono è sempre lo stesso. Quello sprezzante nei confronti di qualsiasi tipo di ricchezza, vera o presunta che sia. La masseria di lusso, lo yacht delle meraviglie, l'hotel pentastellato. Il tutto dipinto con un prurito guardone e al tempo stesso giudicante, in netta antitesi alla narrazione di un Paese fiaccato dal peso dell'inflazione: la benzina che sfiora record mai visti prima, i prezzi dei biglietti aerei fuori controllo, gli scontrini pazzi. Soldi che se ne vanno dalle tasche degli italiani. E il governo indifferente che si bea in vacanza. La Casta, quella dei VaffaDay di grillina memoria. A rigurgitare questo malsano concetto, che serpeggia sulla stampa progressista, è stato Maurizio Landini: «Se il governo, anziché chiudersi nei resort, ascoltasse le persone che non possono andare in vacanza capirebbe perché la piazza del 7 ottobre a Roma sarà strapiena». La piazza del 7 ottobre, appunto. Una manifestazione preventiva contro una legge di Bilancio che non è stata ancora scritta. Il riferimento di Mister Cgil ai «resort» non è buttato a caso. Nei giorni scorsi certa stampa ha inseguito Giorgia Meloni scandagliando il suo buen retiro agostano. Destinazione: Puglia, Ceglie Messapica. Descrizioni in un crescendo fantozziano: «Vacanze blindatissime» (ma guarda un po'!), «Masseria di lusso» (anche se qualcuno scrive «low cost» rispetto agli anni precedenti) e, poi, l'indiscrezione sul «volo di ritorno con Ryanair, la compagnia che litiga con il suo governo». Insomma, le ferie che diventano quasi una colpa.
Elly Schlein, che aveva promesso un'estate militante, forse per evitare altri scivoloni, si è dileguata del tutto. «Vacanze top secret», dicono. Ma tanto l'ex sardina è fuori dai radar. Nel mirino c'è, sempre e solo, la premier. Tre giorni in Albania diventano il finimondo: cosa ci va a fare? Quanto sta? Perché così tanto? E il video dello yacht in partenza da Valona fa il giro dei media con annessi «oooh» dei moralisti. Gli stessi che, divertiti come a un safari in Sud Africa, vanno in tour al «Twiga di Flavione». Vogliono toccare con mano la fenomenologia dei «volti ritoccati» che sborsano 600 euro al giorno per una tenda al Forte e, ovviamente, «pizzicare» il ministro Daniela Santanché.
Succede, però, che in questo circo mediatico di moralismo un tanto al chilo pure i «buoni» finiscano nel tritacarne. È il caso, per esempio, del povero Giuseppe Conte che, in quanto a vacanze, non ne azzecca una. O meglio: riesce sempre a far imbestialire qualche grillino più grillino di lui. Era già successo lo scorso Capodanno quando era stato immortalato, insieme alla compagna, al Grand Hotel Savoia di Cortina. Pioggia di critiche sui social e imbarazzo tra i duri e puri del Movimento.
Stessa scena a Ferragosto quando è trapelato il suo soggiorno al resort (mannaggia a Landini!) Terme di Saturnia Spa & Golf. Un déjà-vu di polemiche. Che, ad essere sinceri, puzzano dello stesso populismo di quando il leader M5s sbandierava la sua visita alla mensa dei poveri mentre la Meloni (da premier) andava alla prima della Scala.
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