Quella sinistra da sempre ambigua con l'estremismo

Dagli ex terroristi ai picchiatori: sono molte le contiguità che oggi si fa finta di non ricordare

Quella sinistra da sempre ambigua con l'estremismo
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Questo Paese ha una storia complessa e ha attraversato un periodo tremendo come gli anni di piombo. Anni in cui la violenza politica degli opposti estremismi ha dilagato. Su quell'epoca esiste una verità storica ed una verità giudiziaria, su cui non è il caso di discutere in queste pagine. Di certo di quell'epoca esiste una memoria che al momento sembra funzionare a rate... A colpi di improvvise amnesie. Amnesie che non riguardano solo i fatti dell'epoca ma anche il modo in cui sono stati gestiti dopo e il modo in cui è stato trattato chi li ha commessi. Ad esempio, una lunga articolessa di ieri di Stefano Cappellini su Repubblica raccontava con largo uso di esempi il presunto cuore di tenebra e le radici, mai troncate, che legherebbero l'attuale destra italiana agli estremisti di un tempo. Il tutto mentre la sinistra, a partire dal Pci, avrebbe fatto piazza pulita in un secondo delle proprie aderenze nel mondo del terrorismo e dell'estremismo.

Si potrebbe prendere la questione a partire dal lato intellettuale. I brigatisti, come moltissimi altri gruppi eversivi, reclamavano a gran voce le loro radici all'interno del partito comunista. Prima ancora lo aveva fatto la banda Cavallero che confondeva la brutale rapina e l'esproprio proletario tanto da cantare davanti ai giudici Figli dell'officina. Non è una confusione che coinvolse i vertici del Pci? Nemmeno i vertici del Msi erano confusi. Almirante diceva: «Pena doppia per i terroristi neri». Nella base e tra gli intellettuali andava in un altro modo. Basta pensare ad un terribile slogan che ha fatto tanta strada: «Né con lo Stato né con le Br». Qualcuno lo ha attribuito ad un grandissimo come Sciascia, non è esatto, il discorso di Sciascia era più articolato, ma le ambiguità c'erano. E dopo questo clima in cui le verità processuali andavano bene ma sino ad un certo punto, andavano bene ma con lo sconto ha fatto tanta strada a sinistra.

Le verità processuali andavano rispettate ma, ad esempio, nel caso di Silvia Baraldini la verità processuale statunitense su Silvia Baraldini è stata trattata con le molle a partire dalle visite in carcere del leader del Pci Francesco Cossutta dotato di rose rosse, sino alla collaborazione, a guida Walter Veltroni, con il comune di Roma nel 2003. Se ha senso nel 2023 interrogarsi su estremisti e picchiatori passati per l'Msi forse avrebbe avuto senso interrogarsi di più su Sergio D'Elia, ex esponente di Prima Linea, per la sua elezione con la Rosa nel Pugno (2006 -2008) in quota «radicale» e per la nomina a segretario d'aula a Montecitorio. D'Elia ha compiuto tutto un percorso di dissociazione, sia chiaro, come è chiaro che ha sposato la non violenza. Ma se vale a sinistra dovrebbe valere anche a destra.

Tanto più che i casi di esponenti dell'estremismo politico di sinistra che hanno continuato ad avere un ruolo è vasto. Basta scendere di un gradino per incontrare casi come quello di Susanna Ronconi. Fece parte del commando delle Brigate Rosse che assaltò la sede del Msi di Padova il 17 giugno 1974; il commando assassinò Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola. Ronconi ebbe funzione di palo e raccolse i documenti sottratti dalla sede. Fu il primo omicidio, sebbene non premeditato, commesso dalle Brigate Rosse. Durante il secondo governo Prodi, il ministro Livia Turco voleva inserirla con un ruolo di consulente ministeriale per la lotta alla droga. Rinunciò per via di alcune proteste. Il 5 dicembre 2006 il ministro per la Solidarietà sociale, Paolo Ferrero (Prc), nominò Susanna Ronconi membro della Consulta Nazionale delle tossicodipendenze. Finì indagato per l'ipotesi che avesse dato il ruolo ad una persona interdetta dai pubblici uffici. Ronconi si dimise. Non ci sì è fatti tante domande nemmeno su incarichi pubblici di rilievo nella sanità ad Antonio Belpiede che ha sempre professato, nonostante la condanna, la sua estraneità all'omicidio di Sergio Ramelli. Però la realtà giudiziaria è un altra. Quando venne arrestato era capogruppo del Pci a Cerignola. Pur avendo il Pci, anche solo per il timore di essere scavalcato a sinistra, sempre cercato di tenere le distanze dalla violenza extraparlamentare.

Una storia complicata, una storia dove deve esserci lo spazio per la redenzione, per il rispetto delle vittime e delle sentenze, per il buon senso. Ma non si può far finta che sia una storia solo di destra. Perché per la maggior parte non lo è.

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