La sinistra si ritrova ai funerali di Lady Prodi. "Io e Flavia siamo uniti tra il cielo e la terra"

Partecipano in tanti, da D'Alema a Letta Il ricordo dell'ex premier: "Mai pentito..."

La sinistra si ritrova ai funerali di Lady Prodi. "Io e Flavia siamo uniti tra il cielo e la terra"
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«L'ultima volta che ho visto Flavia sorridere è stato sulla strada tra Gubbio e Assisi, dopo due giorni di gioia infinita». La voce di Romano Prodi è sommessa e piena di dolore, ma ferma mentre dal pulpito di San Giovanni in Monte ricorda la moglie, scomparsa all'improvviso proprio durante quel cammino sulla via francescana.

Un lungo matrimonio, «cinquantaquattro anni sempre insieme, nei lunghi momenti felici e anche nel dolore. E vorrei aggiungere anche il ricordo di quegli altri due anni di corteggiamento: mai mi sono pentito di aver tanto insistito», racconta con una punta di autoironia. Accanto all'ex premier i due figli, i nipoti e gli amici, ma anche tanti rappresentanti della politica, delle istituzioni, accademia e finanza (Bazoli, Ponzellini, Clò, Montezemolo) e spettacolo, a cominciare dal bolognese Gianni Morandi. Ci sono esponenti del centrodestra, come la ministra Annamaria Bernini («Siamo stati vicini di casa per tanto tempo, stimavo moltissimo Flavia Franzoni come donna, come studiosa e anche come amica», dice) e il dirigente di Fdi locale Galeazzo Bignami. Ci sono gli ex premier Mario Draghi, che abbraccia lungamente Prodi, e Mario Monti; c'è Pierferdinando Casini che descrive l'unione tra Prodi e la moglie come «una di quelle che ti riconciliano con l'idea stessa di matrimonio e di amore». Ma per l'occasione triste dell'addio alla compagna di vita del fondatore dell'Ulivo, la chiesa bolognese diventa soprattutto il luogo di una inedita (e certo passeggera) riunione delle molteplici e spesso conflittuali anime della sinistra. Dirigenti del passato e del presente, protagonisti di epici scontri o di recenti sfide, che in alcuni casi non si vedevano e non si parlavano da anni, e che si sono ritrovati ieri tra i banchi di San Giovanni al Monte. In prima fila, fianco a fianco, ci sono Stefano Bonaccini e Elly Schlein, che pochi mesi fa si sono contesi la leadership del Pd. Lei abbraccia in lacrime Prodi, che negli ultimi mesi non ha certo perso occasioni per bacchettarla con una certa impazienza verso gli errori di una novellina della politica.

Ci sono antichi amici e sodali come Arturo Parisi (che era con i coniugi Prodi durante la fatale camminata francescana), eminenza grigia dell'ulivismo bipolarista; alleati come Pierluigi Bersani («Un pezzo del Romano che conosciamo era dovuto a Flavia», dice); discepoli come Enrico Letta, chiamato giovanissimo a Palazzo Chigi dall'allora premier. È proprio accompagnato dall'ex segretario del Pd che Prodi arriva in chiesa, alle 9 del mattino. Ma ci sono anche avversari politici e antichi rivali interni: Massimo D'Alema arriva accompagnato dalla moglie Linda, resta defilato e si sottrae all'assedio dei microfoni: «Oggi prevale lo sgomento per una scomparsa così repentina». Per lustri l'ex «premier coi baffi» ha portato lo stigma del «killer» del primo governo Prodi, cui successe a Palazzo Chigi, e di difensore della «ditta» post-Pci contro l'esperimento ulivista, oggi è qui.

Dopo di lui arriverà anche Walter Veltroni, antico fratello-coltello della nidiata berlingueriana. Accanto all'ultimo segretario dei Ds Piero Fassino, l'ex leader Ppi Pierluigi Castagnetti ricorda Flavia Prodi che «entrava a palazzo Chigi con le borse della spesa: un'altra politica, un'altra Italia».

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