"Solo un pasticcio. Serve il coraggio di aprire le “case”"

L'onorevole Daniela Santanchè critica il quartiere a luci rosse di Roma. Per lei è necessario un approccio più liberale volto a permettere la riapertura delle "case di tolleranza"

"Solo un pasticcio. Serve il coraggio di aprire le “case”"

E se fosse la solita trita e ritrita mezza misura all'italiana? È questo il dubbio di Daniela Santanchè, deputata di Forza Italia, sull'idea di dedicare una zona a luci rosse che partirà ad aprile a Roma nella zona dell'Eur. «È La classica soluzione del voglio ma non posso. Ma perché? Possibile che in Italia non si riesca mai ad affrontare un problema in modo radicale?».

Quindi favorevole o contraria?

«Assolutamente contraria. Questo progetto - a parte che lo vedo ancora molto molto nebuloso - mi sembra piuttosto un bordello a cielo aperto. Che bella trovata. Ma così si crea una zona di serie B, cioè la via delle prostitute che stazionano lì a tutte le ore. Ma che senso ha?».

L'idea è quella di monitorarle.

«Ma no. Qui siamo davanti solo alla più classica delle scelte italiane: quelle senza coraggio. È evidente che i politici romani hanno capito che c'è un'emergenza, che è un problema da affrontare ma non hanno trovato niente di meglio che recintarle. Più che un progetto vedo un pasticcio, un paio di strade dove ci sarà una concentrazione di prostitute a tutte le ore».

Dicono che ci saranno controlli...

«Si, ma è solo un trasloco di vie che di certo non piacerà alla gente che abita in zona. Giorno e notte a subirsi uno spettacolo del genere, senza pensare al valore delle loro case che scenderà in picchiata».

E allora lei cosa propone?

«Da sempre io sono per l'apertura di case chiuse. Non è difficile. In Europa è così. In Germania, in Svizzera le case chiuse sono gestite in modo esemplare. Perché invece da noi il problema deve sempre essere rimandato? O peggio ancora raffazzonato?».

Forse perché c'è chi spera che prima o poi la

prostituzione finisca...

«Ma per piacere! È il mestiere più antico del mondo e per di più oggi coinvolge ragazze sempre più giovani, finite nel racket, sfruttate, abusate. Questo non è certo sintomo di un Paese civile».

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