Napoli «Song turnat». Due parole per riaprire porte e portoni sbarrati da un quarto di secolo, quelli che conducono alle segrete stanze dove la «monnezza diventa oro». Come ebbe a raccontare lo stesso Nunzio Perrella all'allora pm antimafia Franco Roberti, nel carcere di Vicenza.
Perrella oggi è l'«agente provocatore» del quotidiano online Fanpage, nell'inchiesta giornalistica che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di Roberto De Luca, figlio del governatore campano, ma all'epoca era il potente capoclan, insieme al fratello Mario, del Rione Traiano. Trafficante di cocaina ed eroina con un passato nella Nco di Raffaele Cutolo. Poi la conversione, nel 1992, agli inizi di Tangentopoli. Il pentimento. Racconta dov'è che ha sotterrato migliaia e migliaia di tonnellate di rifiuti, da Nord a Sud. I carabinieri e la magistratura indagano e avviano l'inchiesta «Adelphi»: 4mila pagine e 21 volumi. Pure allora, Perrella nutre il pallino per la politica. Accusa amministratori locali di piccolo e medio cabotaggio ma il suo colpo a effetto è l'ex ministro dell'Industria Renato Altissimo. Il segretario del Partito liberale, per le sue dichiarazioni, finisce sotto processo per corruzione. Sarà prosciolto e assolto nei due diversi filoni in maniera definitiva. Dopo vent'anni, lo Stato liquida (con poco) il boss del Rione Traiano e lo rimette in libertà. Perrella allora si dà da fare. Scrive un libro, «Oltre Gomorra i rifiuti d'Italia», con Paolo Coltro. E fa quello che pure un altro pentito il casalese Carmine Schiavone prova a realizzare: senza più lo stipendio del programma di protezione, cerca di diventare un personaggio da salotto televisivo. Rilascia interviste e consiglia come bonificare i terreni che lui stesso afferma di aver inquinato. Nel 2017 comincia a offrirsi come infiltrato, ma Procure e uffici investigativi rifiutano. Non si fidano. Allora, Perrella si rivolge a Fanpage e per sei mesi va in giro ad annunciare di voler tornare nel business dove il suo nome è una garanzia. Moltissimi gli credono.
Il cellulare riprende a squillare, e lui inscena tutto per poter filmare coi giornalisti gli incontri con colletti bianchi, politici e criminali. Solletica, propone, provoca. Gioca sul filo del rasoio. «Song turnat». Ma è solo uno show a favore di telecamera.
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