Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia da gennaio, quando la Germania decise di rivedere la sua partecipazione alla missione Sophia. Per alcuni giorni si parlò di una sospensione unilaterale alla partecipazione tedesca al programma europeo contro il traffico dei migranti, poi l'ambasciatore tedesco a Roma precisò che Berlino "continuerà ad avere un ruolo attivo nella missione". Il messaggio politico però era arrivato a destinazione: la Germania disapprovava la "linea dura" sui porti imposta dal ministro Salvini, ovvero la riluttanza a far sbarcare i migranti nei porti nostrani. Ora però le cose sembrano essere cambiate.
Partiamo dal principio e torniamo a quel 23 gennaio. Il ministro della Difesa di Berlino, Ursula von der Leyen, aveva accusato Roma di aver "spedito la Marina tedesca da quasi un anno negli angoli più remoti del Mediterraneo" senza che vi fossero "rotte di profughi né tratte nascoste". Per questo la Germania aveva deciso di tenere la nave "Augusta" in porto invece di inviarla a sostituire la "Berlin". "La missione Sophia aveva come mandato di far sbarcare tutti gli immigrati solo in Italia e così ha fatto, con 50.000 arrivi nel nostro Paese - rispose a tono Matteo Salvini -. Se qualcuno si fa da parte, per noi non è certo un problema".
L'Italia da tempo critica non tanto la missione in sé, che dal 2015 contrasta il traffico di esseri umani, ma le sue regole di ingaggio. Queste, infatti, prevedono che il porto di sbarco di tutti i migranti presi in carico dalle navi di Sophia avvenga in Italia. Roma vorrebbe modificarle, ma non c'è accordo con gli altri Paesi Ue.
Il problema è che il prossimo 31 marzo la missione andrà in scadenza. Proroghe sono già state fatte nella speranza di raggiungere un accordo, ma stavolta Salvini ha messo un ultimatum: secondo quanto riferito dal settimanale tedesco Der Spiegel, al Consiglio Giustizia e Affari interni dell'Ue di ieri, i delegati italiani hanno ribadito che la sopravvivenza della missione dipende dal cambiamento delle regole di ingaggio. In particolare, il governo chiede che i migranti salvati nel Mediterraneo dalle navi militari dell'Ue non vengano più sbarcati nei porti italiani, ma redistribuiti tra i vari Stati membri.
"È l'Italia il paese responsabile di Sophia, che si è dimostrata un successo - ha detto il ommissario europeo per le Migrazioni, gli Affari interni e la Cittadinanza, Dimitris Avramopoulos - Se vi sono proposte per migliorare il funzionamento dell'operazione, siamo qui per discuterne, ma sta all'Italia decidere".
Ora, però, Roma potrebbe contare sull'appoggio di Berlino. Il ministro dell'Interno tedesco, Horst Seehofer, ieri alla riunione europea ha affermato che Sophia "deve continuare" e che farà di tutto affinché questo avvenga. In particolare, spiega il Der Spiegel, la Cancelleria sarebbe pronta a sostenere la condizione richiesta dall'Italia. Tradotto: la Germania è pronta a fare in modo che i migranti non vengano fatti sbarcare solo nel Belpaese, ma che vengano redistribuiti negli Stati membri dell'Unione europea.
Il problema, però, è che attualmente gli altri Stati membri restano freddi.
Il ministro tedesco, infatti, secondo il Der Spiegel "non è stato in grado di segnalare alcun progresso" sul cambiamento delle regole di ingaggio di Sophia come richiesto da Salvini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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