«Una sosia di Melania Trump in pubblico» I complottisti all'attacco della First Lady

Un video scatena i sospetti della Rete. «Fake Melania» o «fake news»?

Gaia Cesare

Gli occhiali scuri compaiono e scompaiono a seconda delle circostanze, il naso in qualche inquadratura sembra più squadrato. Ed ecco che nell'arco di qualche ora il complottismo produce su «Google» l'ultimo caso-burla all'ombra della Casa Bianca. Il motore di ricerca - termometro delle curiosità degli internauti - registra un'impennata del 250 per cento alla voce «Melania Trump double» (la copia di Melania Trumpo), un +90% alla voce «Melania Trump decoy» (esca) e +70% per la ricerca «Melania fake» (la finta Melania). Il doppio, l'adescatrice, in una parola la sosia della first lady americana sarebbe al fianco del presidente degli Stati Uniti nelle circostanze in cui lei, la vera first lady, non avrebbe voglia di apparire in pubblico è la tesi che circola, la congettura rilanciata e insieme immediatamente smontata anche dal settimanale Newsweek. Dubbi vecchi come i sospetti sulla gran parte dei dittatori che hanno attraversato la Storia, da Hitler a Stalin, da Saddam Hussein a Gheddafi. Di «fake», falso, in questa vicenda sembra esserci solo il caso montato sulla base di un'inquadratura, ma è bastato un video, l'attenzione su qualche fermo immagine, a scatenare il dibattito sui social network.

C'era davvero lei, Melania, al fianco del capo della Casa Bianca il 13 ottobre quando Donald Trump garantiva di aver fatto «un grande lavoro a Porto Rico» commentando gli interventi messi in capo in occasione dell'uragano? Molti sono convinti di no e attribuiscono a quel naso dalla forma insolita la convinzione di una messinscena organizzata dall'entourage presidenziale. In realtà, a ben guardare, si tratta con molta probabilità solamente di un effetto ottico legato all'inquadratura e alla luce. Ma nulla ferma il complottismo 2.0.

D'altra parte - era proprio un anno fa - anche l'aspirante presidente Hillary Clinton finì nel mirino degli internauti più diffidenti, convinti che la candidata usasse una sosia per alcune delle sue apparizioni pubbliche, un sospetto che si era acuito dopo il malore dell'ex Segretario di Stato.

Tra leggenda e realtà, il mito dei doppi sembra non perdere il suo fascino. Stalin un sosia ce l'aveva davvero, come ce l'hanno ai nostri giorni il sultano dell'Oman (che affiderebbe ad almeno due di loro gli assaggi delle pietanze per evitare avvelenamenti) e pare anche il leader nordcoreano Kim Jong-Un. Otto anno fa - ha raccontato lo scrittore giapponese Toshimitsu Shigemura, esperto conoscitore delle questioni nordcoreane - l'ex presidente Bill Clinton avrebbe parlato con uno di loro per oltre tre ore, convinto di trovarsi faccia a faccia con il dittatore di Pyongyang.

A scatenare l'intervento della polizia, appena sette mesi fa in Austria, è stato invece il sosia-nostalgico di Hitler. Nei pressi della casa dove nacque il Führer, a Braunau am Inn, il giovane di 25 anni si aggirava per le strade con baffi e uniforme tipica. È finito in carcere per «apologia» del nazismo.

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