Spagna, il "lunedì nero". 462 morti in un giorno. Vicepremier ricoverata

Calvo in ospedale per una crisi respiratoria. Domani rischio tilt per il sistema sanitario

Spagna, il "lunedì nero". 462 morti in un giorno. Vicepremier ricoverata

È stato il lunedì più nero nella storia di Spagna, devastata da 33.089 casi di coronavirus. Il peggior dato sono le vittime: 2182 con un balzo a 462 morti soltanto nelle ultime ventiquattro ore. Il vicepremier del Governo di Pedro Sánchez, Carmen Calvo, 62 anni, è stata ricoverata d'urgenza per una crisi respiratoria. Risulta positiva al virus, è intubata in terapia intensiva in condizioni gravi, ma stabili.

Negli ultimi dieci giorni il Covid-19 è serpeggiato tra gli scranni del Congresso. Le prime due ministre positive sono state Irene Montero, capo del dicastero delle Pari Opportunità e moglie del vice premier Pablo Iglesias, e Carolina Darias, Politiche territoriali. Tra ministri, vice, sottosegretari e deputati sono una quarantina i politici contagiati, tra cui Isabel Díaz Ayuso, governatrice della Comunità di Madrid (la regione più colpita con 10.575 contagi e 1.263 morti), e Quim Torra, numero uno della Catalogna (la seconda autonomia con più casi, 5925 e 245 morti). Lo stesso Sánchez, risultato negativo al test, vive preoccupato per la moglie Begonia Gómez, 43 anni, contagiata e sotto osservazione. Si sono ammalati anche i suoceri ottantenni. In videoconferenza il premier socialista ha ribadito il divieto a non uscire di casa, nemmeno per un minuto, se non è necessario. Vietato l'uso dell'automobile in due. «Non prendete iniziative personali. Fatevi aiutare da medici, siamo vicini al picco». Tuttavia il personale sanitario necessita un'iniezione di almeno 200 medici e 600 infermieri: si stima che domani, 25 marzo sarà l'Armageddon del Sistema Sanitario della regione autonoma di Madrid. A seguire Catalogna e Paesi Baschi e Castilla y León. Tra una settimana, le stime parlano di 100 mila contagiati, gli ospedali potrebbero respingere i pazienti o rimbalzarseli tra i vari nosocomi. A Madrid i forni crematori sono collassati domenica, la lista d'attesa per le cremazioni è incontrollabile e per liberare gli ospedali dai cadaveri, da ieri è stato messo a disposizione il Palazzo del Ghiaccio del quartiere Ansón Manuel della capitale: 1800 metri quadrati con una temperatura di 5 gradi.

E anche in emergenza sanitaria, serpeggia anche il virus del nazionalismo integralista. I Paesi Baschi, dove già a fine febbraio erano stati individuati due focolai, rifiutano l'arrivo dell'Ume, l'unità militare d'emergenza, soldati privi di armi, ma dotatati di lance spruzza disinfettante. Iñigoù Urkullu, governatore basco, ha dichiarato: «L'intervento non è necessario, abbiamo tutte le forze per farcela».

Intanto i contagi sono aumentati del 15 per cento a 2142 e i morti sono 120, così l'Ume, fregandosene dello stop, del «lehendakari», domenica ha disinfettato l'aeroporto di Bilbao e tra poche ore attaccherà con cloro ed etanolo anche le stazioni ferroviarie. I Paesi Baschi (Euskadi) sono la terza regione con più casi e una delle più ritardatarie nel dichiarare l'emergenza. Sánchez in caso di disobbedienza, assumerà poteri straordinari.

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