La Spagna è stanca di votare: vincono i socialisti, boom Vox

Affluenza in calo del 2%. Sanchez senza maggioranza Crescono i popolari e l'ultradestra è il terzo partito

La Spagna è stanca di votare: vincono i socialisti, boom Vox

Madrid - Hanno vinto, per la seconda volta, in sette mesi, i Socialisti, ma con numeri ben diversi rispetto alle legislative dello scorso 28 aprile. Quando il 95 per cento delle urne era stato scrutinato, il Psoe guidato dal premier socialista uscente Pedro Sánchez otteneva 121 seggi parlamentari, perdendone due rispetto al penultimo giro elettorale. Grande successo, invece, per Partito Popolare (Pp) che sale di 20 seggi, ma il vero botto l'ha fatto Vox che diventa la terza forza politica di Spagna, scalciando via Unidos Podemos (Up) e Ciudadanos (Cs). Il suo leader, il temutissimo Santiago Abascal, «l'uomo nero» ha più che raddoppiato i seggi di rappresentanza nell'emiciclo di Madrid: da 24 a 53. Tutto in soli sette mesi. Pablo Casado, presidente del Pp, ha cancellato lo storico tonfo d'aprile, iniettando fiducia nell'elettorato di centro destra. Fanalini di coda, i partiti più giovani, quelli nati dal basso, dalla protesta: Unidos Podemos, sempre secondo gli ultimi exit pool, ha perso 7 scranni, rimanendo con 35 deputati, mentre precipita, quasi dissolvendosi, Ciudadanos di Albert Rivera. Che è il grande sconfitto di queste elezioni: dai 56 seggi di aprile precipita a 10. Íñigo Errejón, ex braccio destro di Pablo Iglesias, lasciato Unidos Podemos la scorsa estate, con il suo nuovo partito Más País (letteralmente Più Paese), nato il 25 settembre, occupa i suoi primi 3 seggi. Sul fronte della Catalogna, la Sinistra repubblicana (Erc) si riconferma il partito più votato nella comunità (23%) con 13-14 seggi, seguito dai socialisti catalani (Psc) che hanno 12 parlamentari, mentre cresce di poco il partito dell'ex presidente catalano Carles Puigdemont che ottiene il 10% e 7 seggi. Ciudadanos perde anche qui e dovrà rinunciare a cinque senatori.

La partecipazione al voto dei 37 milioni di spagnoli chiamati alle urne è stata di due punti in meno rispetto alle ultime, segno di una crescente delusione tra i sudditi di re Felipe VI. A conti fatti, con questi numeri anche dopo l'ennesimo giro elettorale, non si allontanano i timori che da oggi ci vorrà un bello sforzo da parte di tutte le forze politiche per tentare di uscire dal pantano in cui la macchina istituzionale spagnola è finita ormai da quattro anni.

Se Sánchez sarà riconfermato premier, dovrà coalizzarsi, sperando nella partecipazione anche degli indipendentisti catalani, tenendo a bada i Popolari e, soprattutto, i parlamentari di Vox, rinvigoriti da un successo col

quale daranno filo da torcere ai socialisti. Il Psoe, invece, dovrà assolutamente cercare il dialogo e non più lo scontro con il presidente catalano Quim Torra, evitando che la bomba catalana monopolizzi al vita politica.

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