Sparatoria a Pescara. "Killer professionista ha rubato i cellulari"

Il movente sarebbe di natura economica. Morto l'architetto, gravissimo l'ex calciatore

Sparatoria a Pescara. "Killer professionista ha rubato i cellulari"

«Non sto bene. Non posso stare bene. Non siamo abituati a queste cose. Le vediamo nei film. Ora dobbiamo lavorare». È sconvolto e impaurito il titolare del Bar del Parco di Pescara, dove lunedì sera è avvenuto l'agguato che ha provocato la morte dell'architetto Walter Albi, 66 anni e il ferimento dell'ex calciatore Luca Cavallito, il 49enne che era con lui.

Si scava nel passato dei due amici, si passa al setaccio l'intreccio delle conoscenze comuni, si cerca un movente che al momento appare solo una traccia e punterebbe su questioni economiche. La polizia indaga a 360 gradi e ha già ascoltato i familiari dei due, che erano lì a fare l'aperitivo perché avevano appuntamento con qualcuno. «Personalmente non ho visto nulla e non posso dire nulla - ha raccontato il titolare del bar, che ieri ha dovuto fare lo slalom tra giornalisti e curiosi -. Non è stata un'esperienza bella. Siamo in un posto in cui c'è sempre tranquillità assoluta».

Le immagini delle videocamere di sorveglianza della zona, già acquisite dagli investigatori, hanno confermato che a sparare è stata una sola persona, arrivata e fuggita in moto. Otto i bossoli rinvenuti sul posto dalla polizia. L'aggressore, interamente vestito di nero e con il volto coperto da un casco integrale, avrebbe teso il braccio attraverso le piante per sparare, poi si è avvicinato ai due per dar loro il colpo di grazia alla testa. Albi è morto sul colpo, mentre Cavallito è stato colpito alla mandibola e forse per questo si è per ora salvato. Poi l'assassino ha prelevato i cellulari delle due vittime. Perché? Cosa doveva nascondere o cosa voleva trovare nei due smartphone? È a questa domanda che la polizia vuole dare una risposta nell'immediato, passando al setaccio i tabulati telefonici di Albi e Cavallito. Le sue condizioni restano drammatiche. È stato sottoposto a due interventi chirurgici, andati avanti fino a ieri alle 5 e ora è ricoverato in prognosi riservata presso l'Unità di Terapia Intensiva e Rianimazione del Presidio Ospedaliero di Pescara. È arrivato con diverse ferite di arma da fuoco, in condizioni generali fortemente critiche, perché i proiettili gli hanno lesionato torace, addome, arto superiore destro e massiccio facciale. Originario di Viareggio, Cavallito aveva giocato in promozione come attaccante. Dopo gli esordi tra i dilettanti a metà anni '90, nel 1998 era approdato alla Sangiorgese, in Eccellenza, realizzando 10 reti in 28 partite. Le ultime stagioni le aveva fatte in Promozione con il Tortoreto e con l'Atletico Piceno. L'agguato che lo ha coinvolto con l'amico architetto è una vera e propria esecuzione in stile mafioso ed è la ragione per cui gli inquirenti stanno ricostruendo il contesto che legava l'architetto e l'ex calciatore, per capire quali possano essere le connessioni anche di affari.

La vicenda getta nello sconforto gli abitanti di Pescara, pronta ad accogliere centinaia di turisti questa estate.

«Questo delitto così efferato non fa parte della cultura

dei pescaresi - ha detto il sindaco Carlo Masci - l'episodio ci sconvolge in maniera incredibile. È necessaria una chiara e forte risposta da parte degli organi territoriali dello Stato perché i cittadini questo chiedono».

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