Spataro contro Salvini Il pm torna all'attacco: vuole portarlo a giudizio

Richiesta al Guardasigilli: il leghista è accusato di vilipendio dell'ordine giudiziario. Imbarazzo M5s

Spataro contro Salvini Il pm torna all'attacco: vuole portarlo a giudizio

Le toghe, ricambiate, sembrano aver individuato un nuovo nemico: la Lega di Matteo Salvini. Le punzecchiature a vicenda tra il Carroccio e la magistratura vanno avanti dall'insediamento del governo gialloverde. Ora, il duello potrebbe mettere in imbarazzo Alfonso Bonafede, ministro grillino della Giustizia. L'ultimo affondo porta la firma di Armando Spataro, procuratore capo di Torino, che ha chiesto a Bonafede di dare il via libera all'autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini per «vilipendio all'ordine giudiziario». La vicenda risale al 14 febbraio del 2016.

Il segretario del Carroccio durante un comizio a Collegno, in provincia di Torino, aveva detto: «Se so che qualcuno, nella Lega, sbaglia sono il primo a prenderlo a calci nel culo e a sbatterlo fuori. Ma Rixi è un fratello e lo difenderò fino all'ultimo da quella schifezza che è la magistratura italiana». La polemica riguardava l'inchiesta sulle spese pazze nel consiglio regionale della Liguria, che vede il leghista Edoardo Rixi rinviato a giudizio. Rixi è considerato un fedelissimo di Salvini e ricopre il ruolo di vicesegretario della Lega.

Due anni fa la procura del capoluogo piemontese apre un fascicolo nei confronti dell'attuale ministero dell'Interno, con l'accusa di vilipendio. Ma per questo tipo di reato, previsto dall'articolo 290 del codice penale, c'è bisogno di un'autorizzazione a procedere formale da parte del ministero della Giustizia. Consenso che da via Arenula, sede del dicastero, non è mai arrivato. L'ex Guardasigilli Andrea Orlando, del Pd, per tre volte non ha risposto alle richieste provenienti dalla procura di Torino e il procedimento, da due anni e mezzo, è appeso. I magistrati ci hanno riprovato qualche giorno fa, chiedendo il via libera a Bonafede. E provocando, secondo quanto trapela dal governo, non pochi imbarazzi all'interno della maggioranza. Anche perché il Movimento Cinque Stelle, da sempre sulle barricate per quanto riguarda la giustizia, non potrebbe tirarsi indietro. Già Luigi Di Maio, tra i mugugni di molti parlamentari stellati, aveva difeso Salvini sull'ordine di sequestro dei conti correnti della Lega da parte della procura di Genova. Successivamente, il capo politico del M5s si era espresso per il superamento delle correnti all'interno del Csm: «Le scelte del Csm devono essere legate agli obiettivi della giustizia, non a interessi di corrente». Senza dimenticare la mancata nomina a Via Arenula per Nino Di Matteo, pm della presunta trattativa Stato-mafia, molto vicino ai Cinque Stelle.

Alcune fonti del Ministero della Giustizia ribadiscono la volontà di esaminare le carte di Torino senza «guardare in faccia a nessuno». Assicurano che il fascicolo è in fase di istruttoria e che Bonafede conosce la questione. La pena prevista per il reato è una multa che va da 1.000 euro a 5.000. Questa è la cifra che dovrebbe sborsare Salvini in caso di condanna.

Il segretario della Lega e il procuratore Spataro, negli scorsi giorni, avevano avuto un battibecco sulla questione degli immigrati e sulla chiusura dei porti. La richiesta di autorizzazione a procedere arriva in un momento di alta tensione tra il Carroccio e la magistratura.

Prima l'ordine di sequestrare i 49 milioni di euro «spariti» dalle casse del partito, la contraerea leghista contro le toghe, infine gli sberleffi via Twitter alla Cassazione. E i pentastellati in mezzo, servitori di due padroni.

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