Lo spettro della guerra e l'anima dell'Occidente

Le guerre di oggi possono apparire come uno strascico del Novecento: i politici occidentali di oggi devono governare un popolo fluido e dissolto in una deriva individualista

Lo spettro della guerra e l'anima dell'Occidente
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Davvero il secolo breve è già finito? Non è che ci stiamo portando dietro qualcosa del '900? L'Europa è di nuovo al bivio? Che futuro ci aspetta con la guerra alle porte?

Dobbiamo immaginare la prima e la Seconda guerra mondiale come due momenti di un unico grande conflitto interrotto da una pace costruita per non durare e poi naufragata in un ventennio. In questo conflitto terribile l'Europa ha messo in scena il suo suicidio, portato a termine riducendo in macerie la civiltà che era stata il motore del mondo moderno.

In quel terribile momento tra l'inizio della prima e la fine della Seconda guerra mondiale abbiamo visto nascere i totalitarismi, fenomeni politici in grado di favorire l'azione di un uomo solo al comando. Dalla fine del Secondo conflitto mondiale il mondo è invece cambiato definitivamente.

Il progetto di Europa che ne è seguito doveva servire principalmente a fare in modo che quell'Europa non tornasse più. E in effetti, per alcune decine di anni quello che abbiamo visto è stato un continente profondamente scosso e privato di identità e di spiriti nazionali.

Negli ultimi trent'anni la politica è diventata soprattutto amministrazione perché sono state eliminate le ideologie che prima caratterizzavano lo scontro politico e ne animavano il dibattito. I partiti che hanno attraversato questo lungo periodo sono stati democratici soprattutto perché hanno dovuto governare un paese in periodo di pace, ma che accadrebbe oggi se si entrasse in guerra?

All'interno dei dibattiti politici sono state esiliate le idee che sono state sostituite dal gradimento dei politici quasi fossero persone addette soprattutto all'intrattenimento del popolo. Da partiti di idee a partiti personalistici di piccoli o grandi leader. Uomini soli allo sbando alla guida di un popolo senza idee ma con solidi appetiti.

Nei totalitarismi gli uomini soli avevano a disposizione un apparato come strumento culturale in grado di costruire una narrazione in grado di trasformare il popolo in un movimento di massa coeso.

Invece i politici occidentali odierni devono governare un popolo fluido e dissolto in una deriva individualista. Un popolo diviso, impegnato a confrontarsi in dibattiti accesi che riguardano soprattutto questioni marginali e di secondo piano, come diritti civili ma disinteressato ai temi fondamentali, come la sanità o la cultura.

Un popolo complicato da governare bene perché non vuole essere governato bene. Infatti, una guida lungimirante gli imporrebbe di fare i conti con capricci ai quali non intende rinunciare.

Ma, nel caso in cui si andasse incontro per la terza volta ad una guerra, il vero volto del potere, che si è palesato durante il periodo del Covid, mostrerebbe nuovamente il pugno di ferro coi cittadini.

E allora forse i politici-intrattenitori sarebbero obbligati a trasformarsi in autocrati, nuovi interpreti del prossimo -ismo che potrebbe avvicinarsi all'orizzonte.

Un vecchio detto dice che la prima vittima della guerra è sempre la verità. Il conflitto in Ucraina e le sue possibili evoluzioni ci portano a confrontarci con il tema.

L'impressione è che da troppo tempo la verità è vittima di un dibattito culturale nel quale le differenti scuole del pensiero consumista si confrontano senza intenzioni di prevalere o illusione di soluzioni. Tutte le nostre conquiste degli ultimi anni sono vittorie di un popolo triste eroso dalla devozione per il denaro.

Unito nel consumismo e diviso dal consumismo l'Occidente oggi ha come peggior nemico sé stesso e si prepara a vincere una guerra che lo porterà a conquistare e a livellare quel che resta del globo.

L'Europa stretta dagli eventi si prepara a fare la sua parte e si trova nuovamente al bivio. Il 900 è ancora tra noi, con l'illusione che non sia possibile perdere la pace e che tutte le questioni si possano risolvere con una guerra lampo che non metta a rischio il nostro stile di vita.

Se dovesse arrivare la guerra oltre che a vincerla dovremmo anche

pensare a cambiare in meglio quel mondo che non siamo riusciti migliorare in tempo di pace. E prima di ciò, in quel che ancora resta della pace, potremmo trovare nuove strade per spegnere la violenza e accendere la ragione.

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