C'è un giudice che durante la pandemia è diventata leader dei no vax, per aver emesso una ordinanza prima, e una sentenza poi, che reintegrava una psicologa non vaccinata che, secondo la legge, era stata sospesa dall'ordine.
Si chiama Susanna Zanda, magistrato al tribunale di Firenze. Oggi quella stessa giudice ha condannato Renzi a pagare le spese a Marco Travaglio, che l'ex premier aveva citato per danni morali. Nelle due ordinanze no vax il giudice Zanda ha scritto parole intrise di ideologia e pregiudizio, tipiche del movimento no vax: «Dopo l'esperienza del nazi-fascismo non consente di sacrificare il singolo individuo per un interesse collettivo vero o supposto e tantomeno consente di sottoporlo a sperimentazioni mediche invasive della persona, senza il suo consenso libero e informato». Per il giudice di Firenze la vaccinazione quindi è una sperimentazione: «Neanche un solo cittadino europeo può essere, quindi, sacrificato per una sperimentazione medica, o per altri motivi, perché la dignità umana è inviolabile e perché LA LEGGE NON PUÒ IN NESSUN CASO VIOLARE I LIMITI IMPOSTI DAL RISPETTO DELLA PERSONA UMANA» (lo ha scritto maiuscolo nella sentenza).
Susanna Zanda cita «il pericolo segnalato da ricercatori universitari indipendenti di vari stati di un'alterazione dei codici della vita, vietata dalle norma internazionali e che potrebbe esporre stabilmente il vaccinato all'incapacità di dare una risposta immunitaria adattativa efficace non solo per il covid 19 e per la stessa formazione fisiologica di cellule tumorali».
Nella sentenza scrive parole fortemente criticate dalla comunità scientifica: «si è provocato un fenomeno opposto a quello che si voleva raggiungere, ovvero un dilagare del contagio con la formazione di molteplici varianti virali e il prevalere numerico delle infezioni e decessi proprio tra i soggetti vaccinati con tre dosi». Per la giudice: «epidemie anche più gravi con tasso di letalità anche 10 volte maggiore del Sars Cov 2 sono sempre state gestite da 40 anni a questa parte con il potere di ordinanza senza creare allarme sociale e segregare le persone al domicilio per un tempo significativo privandole di tutte le libertà».
Per quelle parole in tutti i siti no vax d'Italia è diventata «la giudice del popolo», la paladina delle libertà, con appelli in suo sostegno. La Zanda era già rimbalzata alle cronache per una sentenza molto contestata (ma già applaudita sulle pagine del Fatto Quotidiano) con cui aveva ordinato la rimozione di un impianto WiFi da una scuola perché ritenuto pericoloso per la salute, sentenza poi ribaltata in quanto fondata su teorie prive di evidenze scientifiche. Oggi viene lodata da Travaglio per aver emesso una sentenza «che è una lezione su satira e potere».
Renzi aveva querelato Travaglio per aver esposto in una intervista tv un rotolo di carta igienica con la faccia dell'ex premier. Zanda assolve Travaglio perché «un personaggio politico in uno Stato democratico deve tollerare immagini satiriche della sua persona e del suo volto, anche impresse su gadget come quello di causa, perché solamente in un regime totalitario è vietato criticare o ridicolizzare un personaggio politico». La sentenza sul reintegro della psicologa no vax venne condannata dall'allora ministro Speranza: «Per cultura politica rispetto sempre il lavoro dei magistrati, ma questa sentenza è assolutamente irricevibile e priva di ogni evidenza scientifica. È una sentenza di cui ci dobbiamo vergognare».
Oggi che viene condannato l'avversario politico, Speranza non si vergogna. Ma la penna che ha emesso quella sentenza è sempre la stessa. E forse, a proposito di psicologi, non sarebbe male rispolverare la proposta dei test psicologici per l'ingresso in magistratura. In attesa del Csm.
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