Stralcio della stepchild. I voltagabbana del Pd

Cirinnà, Concia, Scalfarotto e Marcucci sono i grandi sconfitti che hanno dovuto fare dietrofront sulla stepchild adoption

Stralcio della stepchild. I voltagabbana del Pd

I voltafaccia nella politica sono una prassi quasi consolidata, ma sulle unioni civili si è visto di tutto e di più. Il Pd per mesi ha garantito al suo elettorato e a tutta la comunità Lgbt che avrebbe votato il ddl Cirinnà con annessa stepchild adoption e, invece, oggi è stato deciso lo stralcio del contestato articolo 5. “Tutta colpa del voltafaccia dei grillini”, dicono i democrat anche se, al netto di mail e sms, non vi è nessuna dichiarazione di voto a favore del ‘canguro’ da parte dei Cinquestelle.

Sia come sia, i grillini sono all’opposizione e non spetta a loro aiutare la maggioranza. Fatto sta che i senatori dem e i vertici nazionali del Pd vicini al mondo Lgbt, come Ivan Scalfarotto e Paola Concia, hanno sempre escluso lo stralcio della stepchild adoption perché consideravano il ddl Cirinnà “il minimo sindacale”. E su questo dietrofront, la Concia e Scalfarotto, sono stati duramente criticati dal giornalista Gad Lerner che ha ricordato loro che rinunciare alla stepchild adoption sarebbe stato un colpo basso per il movimento lgbt. “Non sono dei sindacalisti, chiamati dalla loro funzione a stipulare comunque un compromesso col datore di lavoro”, aveva scritto ieri Lerner nel suo blog.

I due gli hanno risposto dalle pagine dell’Huffington Post che, sebbene non siano dei sindacalisti "tenuti a conseguire un risultato purchessia” non si sentono nemmeno “obbligati al culto della bella morte, all'inseguire fideisticamente l'importantissima etica dei principi a scapito della non meno fondamentale etica del risultato”. Per loro rinunciare alla stepchild è un sacrificio fattibile perché poi i gay con figli potranno “comunque continuare a contare su una giurisprudenza che già oggi, a leggi vigenti, tutela il superiore interesse del minore”. E il resto della risposta è all’insegna dello scarico delle responsabilità ai grillini.

Ma il dietrofont più significativo è quello fatto dalla relatrice del provvedimento, Monica Cirinnà che mercoledì scorso, dopo il ‘tradimento grillino’ twittava: “ripeto che ho sbagliato a fidarmi di @M5S_Senato se legge #unionicivili diventerà una schifezza pronta a togliere firma e lasciare politica”. In queste ore, invece, sembra quasi esultare “sulle unioni civili da due anni giochiamo a scacchi e l’emendamento del governo può farci fare scacco matto”. L’altro pasdaràn della stepchild adoption, il senatore Andrea Marcucci, l’ideatore del controverso emendamento ora scrive:“Abbiamo provato a far votare la stepchild con il canguro, ma #M5S ha detto no. Ora salviamo #unionicivili con emendamento Governo”.

Ma a rimetterci la faccia sono i giovani turchi, la corrente di Matteo Orfini e del ministro della Giustizia Andrea Orlando. In una conferenza stampa di qualche giorno fa il il senatore Francesco Verducci, coordinatore nazionale della corrente loro corrente, dichiarava: “Lo stralcio della stepchild adoption renderebbe impossibile l'unità del Pd. Chi pensa che, aprendo sullo stralcio, si può salvaguardare la legge, si illude perché la legge crollerebbe. Si rischierebbe l'implosione e non prendiamo in considerazione una legge menomata". Oggi, però, è lo stesso ministro Orlando a mettere la parola fine sulla stepchild. “Si tenta di fare ciò che è possibile in date condizioni politiche”, ha detto il guardasigilli a margine di un'audizione in Senato.

Il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda ha comunque voluto rassicurare l’anima sinistra del Pd sul fatto che la stepchild, uscita dalla porta del ddl Cirinnà, potrebbe rientrare dalla finestra con la riforma sulle adozioni. C’è da credergli?

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