Con lo stop al reddito 5s, torna la voglia di lavorare

I dati Anpal: in sei mesi già ricollocato il 30% dei disoccupati, più del doppio rispetto al Rdc

Con lo stop al reddito 5s, torna la voglia di lavorare
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La stretta sul reddito di cittadinanza sembra aver fatto ritrovare la voglia di lavorare in Italia. Finita la pacchia per cui si poteva continuare ad essere sussidiati dallo Stato anche rifiutando offerte di lavoro, come previsto dalla disastrosa misura partorita dai Cinque Stelle al governo. Ora gli occupabili devono formarsi per rimettersi al lavoro, con un aiuto economico di 350 euro al mese per un anno, ma se arriva una proposta di assunzione devono accettarla, sennò addio indennità di frequenza. Il «nuovo paradigma» come lo ha definito la ministra del Lavoro Elvira Calderone, per cui lo Stato aiuta, ma non a fondo perduto, e in cambio dell'impegno a ricollocarsi, sembra dare i primi frutti. I dati sul nuovo programma per trovare un lavoro ai disoccupati, il Gol (Garanzia occupabilità dei lavoratori), non sono ancora esaltanti, ma rispetto ai numeri del Rdc c'è da brindare con una bottiglia d'annata. Siamo infatti al doppio di persone (come minimo) tornate a lavorare, rispetto all'epoca dei navigator di dimaiana memoria. Si legge infatti nell'ultimo report dell'Anpal, l'agenzia per le politiche attive, che a sei mesi dalla presa in carico ha trovato lavoro il 29,7% delle persone inserite nel programma. Con le politiche attive (solo di nome) previste dal Reddito di cittadinanza, invece, la metà. «Su circa 990mila percettori di Rdc indirizzati ai servizi per il lavoro - riassume il Sole24Ore - al 31 dicembre 2022 appena il 15,8% risulta occupato». Non solo, i tecnici del ministero spiegano che anche quel 15,8% va ampiamente scremato. La maggioranza dei «redditisti» che ha trovato lavoro infatti lo ha fatto per vie informali e passaparola tra amici, non grazie ai Centri per l'impiego, quindi la percentuale reale di chi è stato ricollocato grazie al Rdc è in realtà molto più bassa. Insomma, il fallimento del Rdc come politica attiva del lavoro già ampiamente noto e documentato. I dati invece dei ricollocati tramite il sistema Gol al 31 luglio 2023 sono decisamente più positivi, contando anche le enormi differenze regionali, se in Sicilia è il 20,3% ad aver trovato un lavoro dopo sei mesi, in Veneto saliamo al 39,1%. Quasi uno su due. Questo perchè sono state superate varie storture del Rdc. Le persone vengono profilate e divise in cinque categorie a seconda della maggiore o minore vicinanza al mondo del lavoro (meno competenze, disoccupazione da più tempo etc), e quindi inserite in percorsi differenti che vanno dai corsi di formazione per chi ha bisogno di acquisire competenze per il reinserimento lavorativo al «reskilling» totale (riqualificazione di chi non ha competenze ricercate dal mercato del lavoro) fino ai servizi sociali invece per chi è messo peggio. Non più quindi messi tutti in un unico calderone come succedeva con i percettori del Rdc. L'altra anomalia del reddito di cittadinanza era la mancanza di dialogo tra i centri dell'impiego, per cui il disoccupato accedeva solo alle offerte su base locale o provinciale. Cercavi lavoro a Campobasso? Magari c'era in Abruzzo, a mezz'ora di auto, ma il Centro dell'impiego non lo sapeva. Con l'introduzione della nuova piattaforma Sils (Sistema informativo per l'inclusione sociale e lavorativa) dal prossimo 1 settembre poi dovrebbe esserci un ulteriore avanzamento. Verranno incrociate le informazioni di Anpal, Inps, sistema Gepi (ministero del Lavoro), Centri per l'impiego e anche agenzie del lavoro private, per aumentare la probabilità di far incontrare domanda e offerta.

Le potenzialità non mancano: «I dati Excelsior ci dicono che in questo momento abbiamo a disposizione un milione e 500 mila posti di lavoro - ha spiegato la ministra Calderone - e quindi dobbiamo dire che in questo momento abbiamo il lavoro». E forse, con la fine del sussidio a prescindere, anche più gente che ha voglia di trovarlo.

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