Strage delle prostitute: l'ombra del secondo killer

L'uomo arrestato ha confessato solo due omicidi. Arma del delitto e orari: i punti oscuri dell'inchiesta

Strage delle prostitute: l'ombra del secondo killer

Un killer ancora in circolazione. È l'ipotesi più agghiacciante dopo il fermo di Giandavide De Pau, il 51enne autista del boss Senese, alla luce dei buchi nell'inchiesta sull'uccisione delle tre prostitute a Prati. L'uomo, che confessa di aver accoltellato le due donne asiatiche nella casa di appuntamenti in via Augusto Riboty 28, giura e spergiura che la colombiana, Martha Castano Torres, 65 anni, non la conosce. «In via Durazzo 38 non ci sono mai stato», afferma tra una crisi di pianto e i pochi momenti di lucidità. «Perché ammettere due omicidi e negarne un terzo?», ripete durante le 13 ore di interrogatorio. E se la questura assicura che «la situazione è sotto controllo», la paura in città è ancora tanta.

Cos'è che non torna? Innanzitutto, secondo De Pau il suo cellulare sarebbe caduto a terra, nella stanza da letto al primo piano di via Riboty. Allora perché, avendo il suo telefonino, per identificarlo dai frame delle telecamere la polizia chiede aiuto alla banca dati dei carabinieri? Al comando provinciale di Roma, De Pau lo conoscono bene: arrestato più volte in operazione di Ros e Dda, coinvolto in sparatorie, estorsioni e traffico di droga, autore di violenze sessuali. E sono sempre i carabinieri a consegnare alla squadra mobile un'auto sospetta, una Toyota Yaris con il volante sporco di sangue, trovata venerdì sera davanti a un B&B di via Milazzo. Da questa pensione trasformata in casa di appuntamenti a buon mercato spunta il supertestimone, una cubana incontrata dalla sorella di De Pau, Francesca, a Ottavia. La straniera afferma di aver passato con lui la notte di giovedì a «pippare» coca e crack.

Il killer le racconta anche di aver ucciso tre donne. «Sono viva per miracolo», dice. De Pau, però, ricorda di averla vista prima della mattanza. Per gli inquirenti la sua è una testimonianza chiave, tanto da metterla subito a verbale. Bisognerà attendere gli esami di laboratorio, però, per stabilire con certezza se il sangue nell'auto appartiene alle tre vittime o solamente alle due asiatiche. Come le tracce ematiche trovate sui vestiti di De Pau sequestrati in casa della madre al momento dell'arresto. Il 51enne ricorda di aver fermato l'emorragia a una delle cinesi. Perché farlo visto che aggredisce per uccidere? L'arma, poi, scomparsa nel nulla.

Tutto da dimostrare se lo stiletto, o comunque una lama lunga, appuntita e ben affilata, sia lo stesso utilizzato per togliere la vita alle tre prostitute. Altro elemento, questo, ancora da chiarire e che nemmeno l'autopsia potrebbe farlo con certezza. Il movente: stato psicotico causato dall'assunzione di droga o da gravi disturbi psichiatrici? O c'è dell'altro? Ovvero che De Pau gestiva anche il giro delle «squillo» della Roma bene, estorcendo denaro per conto terzi. Mancati pagamenti e conti da chiudere con la morte?

In passato De Pau era stato incaricato di uccidere due spacciatori per un debito di droga. È sempre lui a ordinare la punizione a colpi d'arma da fuoco per una partita di coca non pagata. Infine gli orari che non quadrano. Secondo una prima ricostruzione, il delitto di Martha, «Yessenia», sarebbe avvenuto dopo le 8,30 di giovedì. La donna, secondo la sorella Maria, doveva ricevere un cliente a quell'ora. Il duplice delitto, consumato a 800 metri di distanza, viene scoperto alle 10,40 e deve essere avvenuto dopo le 10, quando sul pianerottolo non c'era ancora nessun cadavere. C'è un buco di un'ora e mezza fra il primo e gli altri omicidi.

Dove l'ha trascorso l'assassino? Possibile che nessuno abbia visto un uomo in pieno giorno imbrattato di sangue? Possibile che De Pau abbia programmato due incontri a luci rosse in uno spazio temporale così breve? L'uomo insiste: «Era la prima volta che andavo in via Riboty, avevo solo quell'appuntamento».

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